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In maniera totalmente inaspettata, lo scorso agosto lo scenario politico è totalmente cambiato. Cosa è successo? L’euforia “da sondaggio” ha finito per contagiare totalmente Salvini, tanto a indurlo a chiedere una crisi di governo e ad “invocare” i pieni poteri (sic!).

Nessuno è riuscito a spiegargli che solo i Romani ricorrevano a questa eccezionale scelta, quando cioè il “nemico era alle porte” e bisognava quindi serrare i ranghi.

Ma in democrazia non funziona così!

L’abbiamo visto, l’effetto di questa richiesta sconsiderata è stato quello di spingerlo, in minoranza, all’opposizione.

 

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Lo “scongelamento” delle relazioni con Cgil Cisl e Uil.

Stranamente questo aspetto è stato poco considerato dai mass media, che hanno parlato genericamente di incontro governo-sindacati.

In realtà l’incontro c’è stato il 18 settembre mattina a Palazzo Chigi, ma solo con i sindacati confederali Cgil Cisl e Uil, perché -ha affermato il presidente del Consiglio– “quando si ragiona di crescita economica è fondamentale ascoltare le istanze di chi rappresenta il mondo del lavoro. Perciò, questa mattina ho accolto la richiesta di un incontro da parte delle principali sigle sindacali, per discutere di misure indispensabili per lo sviluppo dell’economia italiana in vista dell’imminente manovra economica”.

Un riconoscimento non da poco e non ottenuto dal primo governo Conte (e neppure dal governo Renzi).

L’aspetto positivo è che l’incontro non è stato puramente formale nè una semplice ripresa di una “tradizionale” metodologia di consultazione.

Tutt’altro ed è questo il tenore delle dichiarazioni fatte dai sindacalisti al termine dell’incontro: “È positivo che si riapra un canale di confronto, di discussione e di ascolto;

sul piano del metodo è un fatto molto importante che il nuovo governo abbia accettato di confrontarsi sia sulla legge di bilancio sia sul programma che ha annunciato in Parlamento e su quello che ha intenzione di fare nei prossimi 3-4 anni. Già il fatto che ci sia stato un incontro con il presidente del Consiglio e con il ministro dell’Economia e del Lavoro e che discutano con le organizzazioni sindacali la legge di bilancio e la riforma fiscale e cosa vuol dire dare valore erga omnes ai contratti è sicuramente un fatto nuovo che in questa forma non si era ancora realizzato”.

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Alcune “voci critiche”

Tra le critiche più serie, ma non per questo condivisibili, ne riprendiamo alcune contenute in una nota Isril  (1) a cura di Giuseppe Bianchi.

 

“…Con la nuova maggioranza giallo rossa al Governo, i Sindacati ritornano nel salotto buono della politica, recuperando una visibilità mediatica persa da tempo. Non è la prima volta. In presenza di emergenze nazionali i giochi politici si sono già aperti alla concertazione delle parti sociali. Un accreditamento politico che i Sindacati non possono rinunciare ma che presenta criticità tanto è vero che queste forme di coinvolgimento mantengono un carattere episodico. I Sindacati non si possono autoconfinare nella contrattazione collettiva dei rapporti di lavoro perché sono le condizioni macro-economiche a monte a regolare i flussi di reddito e i tassi di occupazione che costituiscono le materie principali delle tutele dei lavoratori. Un Paese che non cresce, che non produce ricchezza penalizza il lavoro, in quanto fattore produttivo oggi sfavorito dalle dinamiche di un mercato sempre più interconnesso e competitivo. È quanto puntualmente avvenuto nella lunga stagione di stagnazione economica da cui non si è ancora usciti”.

Tutto bene, dunque?

No perché “…nello stesso tempo la partecipazione concertativa dei Sindacati presenta criticità. I Sindacati rappresentano interessi parziali (quelli del lavoro) non sempre facilmente conciliabili con quelli della collettività nazionale. Ciò avviene soprattutto in presenza del peso assunto nella composizione sociale dei Sindacati dalle categorie dei pensionati, dei dipendenti pubblici, degli insegnanti. La difesa corporativa dei loro interessi entra spesso in contraddizione con le esigenze di modernizzazione del Paese che richiederebbero recuperi di efficienza e di equità intergenerazionale che toccano proprio queste categorie più sindacalizzate”.

 

Diciamo subito che non siamo assolutamente d’accordo sulla non conciliabilità tra  gli “interessi dei lavoratori” e gli “interessi della collettività nazionale”: la storia passata della concertazione dimostra ampiamente il contrario.

 

Per il resto, senza entrare nel merito delle singole osservazioni e critiche, ci fermiamo ad una prima constatazione: le organizzazioni sindacali stanno passando da una fase in cui gli interlocutori governativi le mettevano totalmente ai margini, senza nessuna possibilità di influire anche su questioni strettamente attinenti alla loro azione di tutela dei lavoratori, ad una fase in cui sono considerate di nuovo interlocutrici importanti.

Ebbene aspettiamo a vedere quelli che possono essere i frutti e i risultati di questi nuovi approcci, per poi darne una concreta valutazione.

Intanto, a partire dal metodo, si è fatto un grande passo in avanti!

                              

 andare-avanti

Ultima ora.  Si incominciano ad intravvedere alcuni risultati della trattativa tra il governo Conte e Cgil Cisl e Uil.

Apprendiamo da Il Sole 24 ore (2) che, ad esempio, è stata aumentata a 3 miliardi la “dote 2020 per il taglio del cuneo”, con un alleggerimento del fisco sulle buste paga dei lavoratori già da luglio 2020, alleggerimento fiscale che interesserà anche le imprese, ma solo dal 2021.

 

  1. Giuseppe Bianchi, Nota Isrli n.27 -2019.
  2. Il Sole 24 ore, Manovra, nel 2020 maggiori entrate per 3 miliardi…, 13 ottobre 2019.

 

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