Torna il 25 Aprile: non disperdiamone la memoria, facciamone un momento di riflessione e di impegno per realizzare compiutamente la democrazia nel nostro paese!
di Antonio Vargiu
72 anni fa molti partigiani e combattenti per la libertà, soprattutto i più giovani, pensavano che la vittoria contro il nazi-fascismo avrebbe segnato un punto di cambiamento radicale sia a livello istituzionale che politico e sociale e una completa realizzazione del modello democratico nel nostro paese.
Molto è stato ottenuto: la Costituzione, un modello istituzionale repubblicano, il suffragio universale, il riconoscimento del ruolo delle organizzazioni sociali.
Ma la misurazione della distanza tra i principi- sia pure scritti in forma solenne ed indelebili nella Costituzione- e la realtà ha sempre creato delusioni e profonde insoddisfazioni.
Senza qui rifare la storia degli anni trascorsi, vogliamo però dire che la parte migliore del nostro paese è stata quella che sempre si è impegnata, con coraggio e pazienza, nel portare avanti istanze di allargamento della democrazia reale, da affiancare a quella formale –per altro sempre necessaria-.
La legge 300/1970 –Statuto dei diritti dei lavoratori- è stato un fulgido esempio della trasposizione in norma giuridica degli ideali di giustizia sociale.
Allora questo 25 aprile viene per ricordarci che la libertà è un bene prezioso, che si salvaguarda rispettando le istituzioni democratiche, a partire dal Parlamento, che è stato troppe volte, negli ultimi anni, oggetto di manifestazioni assolutamente non rispettose, scatenate addirittura da chi invece in Parlamento è stato inviato per rappresentare quei cittadini che li hanno eletti.
Riportiamo qui di seguito i punti principali dell’APPELLO DEL COMITATO PERMANENTE ANTIFASCISTA CONTRO IL TERRORISMO E PER LA DIFESA DELL’ORDINE REPUBBLICANO
Cambiare il Paese nel solco dell’antifascismo e della Costituzione
La Costituzione, di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario dell’approvazione, è nata dalla Resistenza che è il fondamento storico dello Stato nel quale viviamo, della Repubblica, della democrazia in Italia… Ma dalla Costituzione emerge netta anche la volontà, l’impegno di trasformare il presente, di camminare nella direzione di un profondo cambiamento del Paese. A settant’anni di distanza dalla data della sua approvazione, la nostra Carta Costituzionale attende ancora di essere pienamente attuata nei suoi princìpi fondamentali.
Siamo di fronte, nel nostro Paese, travagliato da una gravissima crisi economica, ad una pesantissima caduta dell’etica pubblica, al manifestarsi quasi quotidiano di fenomeni di corruzione. La conseguenza inevitabile di questa deriva è costituita dalla perdita di fiducia e dal diffondersi di un acuto disinteresse da parte dei cittadini nei confronti delle istituzioni e della politica.
Il distacco dei cittadini dalle istituzioni e dalla politica va affrontato con una profonda rigenerazione della politica che favorisca anche, in ogni forma, la partecipazione, che è il vero sale della democrazia. Al lavoro, valore fondante della Repubblica, deve essere restituito il suo ruolo e la sua dignità, eliminando il contrasto stridente tra i princìpi costituzionali e la durissima realtà del nostro Paese. I giovani, in particolare, avvertono drammaticamente il disagio di non poter accedere al mondo delle professioni, di dare dunque fattivo sviluppo alle proprie capacità in coerenza coi sacrifici messi in campo per studiare e ottenere competenze.
Occorre ribadire ancora una volta che i valori a cui ispirarsi sono solo e sempre quelli di una democrazia fondata sulla rappresentanza, sulla partecipazione, sull’equilibrio dei poteri, sul rispetto della persona umana e della legalità, da parte di tutti.
Non è più tollerabile, inoltre che si ripetano, con sempre maggiore frequenza, nel nostro Paese, manifestazioni di movimenti neofascisti, antisemiti e xenofobi, in netto contrasto col principio di eguaglianza e col carattere antifascista della Costituzione repubblicana.