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I. TFR E PREVIDENZA INTEGRATIVA.

Come abbiamo visto, inserire il Tfr in busta paga non è conveniente per il lavoratore. Con tutta questa operazione e con altri provvedimenti fiscali, inoltre, il governo manda un messaggio sostanzialmente disincentivante nei confronti della previdenza integrativa.

Questo costituisce un ulteriore danno per i lavoratori. Difatti, a parte alcune esigenze che impongono l’utilizzo di parte del Tfr anche durante il rapporto di lavoro (e ne abbiamo visto i casi nelle precedenti slides), integrare la pensione Inps è diventata, dopo le diverse “riforme” pensionistiche, una necessità assoluta.

Queste esigenze non variano un anno sì e uno no, a seconda degli umori dei governi che passano: i diversi provvedimenti sulle pensioni vanno tutti nello stesso senso, cioè quello di accorciare la copertura pubblica rispetto all’ultimo stipendio.

II. Partiamo da un primo, autorevole giudizio negativo sull’operazione ideata dal governo.


Dissuade i lavoratori dall’investire in previdenza integrativa, ciò che salverà le pensioni dei giovani.

Negli ultimi 13 anni i fondi negoziali hanno offerto un rendimento cumulato nominale del 49 per cento mentre i contributi alle pensioni pubbliche si sono rivalutati di circa il 30 per cento…

Negli ultimi 3 anni il rendimento cumulativo più basso offerto da un fondo pensione è stato del 4,5 per cento (comparto garantito), mentre i contributi previdenziali sono stati capitalizzati virtualmente a un tasso inferiore a un punto percentuale (Tito Boeri, presidente designato dell’Inps)”.

III. IL FISCO VUOLE “LUCRARE” SULLE PENSIONI INTEGRATIVE?

La legge di stabilità 2015 contiene un’altra “piccola” misura vessatoria nei confronti dei lavoratori iscritti ai fondi pensione, che comunque non toglie la convenienza ad aderirvi.

Infatti l’aliquota fiscale sui rendimenti finanziari dei fondi pensione viene elevata, a decorrere dal 1.1.2014, dall’11,5 al 20%.

Sono esclusi (ovviamente, diciamo noi) coloro che hanno già avuto il riscatto della propria posizione. Per un raffronto è da tener presente che l’aliquota ordinaria sui rendimenti finanziari è del 26%, quella sui BOT del 12.5%.

IV. UN ESEMPIO CONCRETO DI CONVENIENZA.

Terminiamo con un esempio concreto di convenienza per i lavoratori di aderire al proprio fondo negoziale di previdenza integrativa.

L’esempio fa riferimento a un iscritto a Fonte, il secondo per grandezza tra quelli negoziali.

Simulazione per dipendente  “ tipo ” con il confronto tra due possibili scenari: da una parte un lavoratore che sceglie di aderire a Fon.Te. (ccnl Terziario) versando il contributo minimo, dall’altra un lavoratore che decide di lasciare il TFR in azienda, sulla base di uno stipendio annuale lordo di € 21.500,00 e di uno mensile lordo di  € 1.536,00. [Ipotesi di flussi costanti nel tempo].

tabe

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