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A dimostrazione ulteriore che scrivere poesia non vuol dire rifugiarsi in un mondo astratto o rarefatto, ma significa riflettere e parlare, molto concretamente, della propria condizione di vita e del proprio rapporto con gli altri, ho deciso di pubblicare (= rendere pubblici) questi miei versi, oggi sul sito domani in un altro libro.

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“Servi inutili”

(delusione dal gruppo dirigente)

di Antonio Vargiu

 

Congresso, grandi discorsi, applausi,

qualche passo di danza addirittura!

Ora tutto è finito e nel silenzio

lo spazio della “nuvola” (1) dilata.

Fuori, un vento che sa d’estate

trascina polvere e qualche foglio di giornale:

gli ultimi amici sono andati via,

siamo solo inutili servi.

Ma questi specchi di vetrine addormentate

riflettono dei volti conosciuti

nei nostri mille posti di lavoro,

madri di famiglia e cigli asciutti

che chiedono una parola di speranza.

Servi inutili, è questa

la vostra paga.

 

  • E’ una nuova struttura ne quartiere dell’Eur a Roma, progettata dall’arch. Fuksas, con l’obiettivo di diventare un centro congressi all’avanguardia, con una vastissima capienza, una delle maggiori d’Europa. Il centro congressi può ospitare 8 mila persone di cui 2 mila solo all’interno del cuore del progetto, la cosiddetta “Nuvola”, che fa riferimento al particolare disegno dell’auditorium, interno alla “teca” in vetro ed acciaio.

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Per comprendere i riferimenti contenuti nel testo.

L’espressione “servi inutili” la troviamo nel vangelo di Luca e, precisamente, nel brano che riportiamo:

Luca 17, 7-10

“ Siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo fare.

Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo:”Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finchè avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare”.

Il Vangelo di Luca è stato scritto in greco e l’aggettivo usato ha almeno tre significati:

  1. da una parte indica l’inutilità, il non servire;
  2. dall’altra povero, umile di condizione;
  3. infine,il non perseguire la propria utilità.

 

Il senso chiaro è questo: nessun servo della “causa” è più grande della “causa” stessa. Nessuno deve ostacolare con la sua ambizione e la sua “superbia” il servizio alle persone più umili, ma nello stesso tempo più “rivoluzionarie”, a cui i “dirigenti” non devono tarpare le ali.

Noi abbiamo utilizzato l’aggettivo “inutile” in tutti e tre i sensi sopra specificati: tutti noi siamo chiamati a sacrificarci per una giusta causa, non a servirci di essa per i nostri fini personali, sia pure involontariamente e in buona fede. Altrimenti vanifichiamo tutto.

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