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Intervista alla professoressa Giovanna Mancini, curata da Antonio Vargiu

Cara Giovanna, ti è stato affidato un compito molto delicato, quello di gestire -per il tuo istituto superiore, che forma ragazze e ragazzi nei settori agrario, alberghiero e chimico- il rapporto tra formazione interna e quella che si può acquisire in rapporto ad una prima esperienza diretta con il mondo del futuro lavoro. E’ questa un modo di fare formazione molto nuovo ma assolutamente necessario, patrimonio oramai di molti paesi europei a partire dalla Germania.

Come è stato costruito il “modello italiano”?

“L’alternanza (1) si rivolge ai ragazzi tra i 15 e i 18 anni che frequentano gli Istituti di istruzione secondaria e di formazione professionale, articolata tra periodi di formazione in aula e momenti d’apprendimento mediante esperienza di lavoro.

E’ previsto obbligatoriamente un percorso di orientamento utile ai ragazzi nella scelta che dovranno fare una volta terminato il percorso di studio. Il periodo di alternanza scuola-lavoro si articola ora per le classi terze e quarte in 400 ore per gli istituti tecnici e professionali e 200 ore per i licei.

L’obiettivo è quello di fornire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, quelle competenze necessarie a inserirsi nel mercato del lavoro, alternando le ore di studio a ore di formazione in aula e ore trascorse all’interno delle aziende, per garantire loro esperienza “sul campo” e superare il gap “formativo” tra mondo del lavoro e mondo accademico in termini di competenze e preparazione”.

Questo approccio mi sembra che si integri molto bene con quella che, successivamente, sarà la formazione continua sul lavoro.

“E’ esattamente quello che ci proponiamo, quello di dar vita ad una formazione adeguata alle trasformazioni che stanno avvenendo in tutti i settori di lavoro”.

In che modo si realizza questa formazione a livello scolastico?

” Le scuole nel pianificare, organizzano e attivano, per i ragazzi delle classi terze , quarte e quinte (L. 107/2015) , tirocini formativi in azienda, assistono e supportano l’inserimento degli studenti in stage/tirocinio; formano studenti, tutor scolastici e aziendali coinvolti nell’alternanza attraverso metodologie formative adeguate; esaminano costantemente l’esperienza degli allievi in ambiente lavorativo e valutano, per ogni singolo alunno, i percorsi realizzati certificandone le competenze acquisite”.

Quali competenze ritieni possano essere acquisite in questi stage?

“Innanzitutto in questo modo si collega in maniera sistematica la formazione in aula con l’esperienza pratica; arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici e formativi con l’acquisizione di competenze spendibili anche nel mercato del lavoro; favorire l’orientamento dei giovani per valorizzarne le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali; spingere lo studente all’autovalutazione, a sviluppare la capacità al lavoro di gruppo ed alla comunicazione interpersonale; sviluppare la mentalità del problem solving; realizzare un organico collegamento delle istituzioni scolastiche e formative con il mondo del lavoro; correlare l’offerta formativa allo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio; sviluppare azioni volte a rafforzare l’acquisizione da parte degli allievi di competenze tecnico-professionali nonché capacità relazionali ed imprenditoriali; promuovere e sostenere azioni comuni volte ad orientare i giovani e le loro famiglie alle professioni tecniche”.

A proposito di evoluzione delle professioni e delle relative competenze, sai che nei settori di competenza della nostra Federazione, compreso ovviamente il turismo, abbiamo dato vita a Enti bilaterali, gestiti in maniera paritetica tra associazioni imprenditoriali e sindacati, che hanno tra gli obiettivi primari quello della formazione continua.

A supporto di questo, ad esempio, l’Ente bilaterale per il turismo (ccnl Confesercenti) sta procedendo ad una analisi dell’evoluzione delle qualifiche e competenze nel settore, partendo dai dati nazionali, ma confrontandoli con coloro che operano sul territorio. Anche la scuola potrebbe essere interessata.

“Certamente, la conoscenza dell’evoluzione delle competenze ci aiuta a mirare i programmi formativi all’evoluzione della realtà del lavoro”.

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Cara Giovanna, avrai notato che, al nostro interno, era presente una qualche resistenza a questo discorso di alternanza scuola-lavoro, frutto di esperienze negative fatte in alcune aziende, che tendevano più ad un utilizzo degli studenti che possiamo definire eufemisticamente “banale” che mirato ad una maggiore formazione.

Per questo, nel tuo appassionato intervento al nostro congresso, abbiamo apprezzato la tua dichiarazione sul “licenziamento” di quelle aziende che hanno voglia solo di sfruttare i vostri ragazzi!

“Assolutamente sì! Sono i cattivi esempi che rischiano di rovinare rapporti che devono essere positivi per tutti!

Relazionarsi con il mondo imprenditoriale è per le scuole di sicuro una sfida. L’approccio didattico che caratterizza la scuola, spesso non appartiene alle aziende che, naturalmente, hanno mission diverse. Cionondimeno questa relazione è e rimane indispensabile alla vita stessa della scuola: raccogliere le indicazioni utili ai fini della realizzazione di profili adeguati tecnicamente ai settori produttivi in un momento storico che vede una continua evoluzione delle professioni, guidare e controllare un processo formativo in modalità “out” ovvero in ambiente informale quale è l’azienda, farne valutazione secondo una formalizzazione che bisogna inventarsi”, controllare l’ortodossia etica delle aziende e spesso convincerle ad investire sul capitale umano dei giovani studenti”.

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Insomma, un compito non facile.

” No, tutto ciò non può definirsi semplice. Ma chi per scelta fa questo mestiere, dirigente o docente che sia, non può sottrarsi ad un compito perché “ non semplice”.

Sarebbe la negazione stessa delle verità professate ai tanti studenti recalcitranti circa le “frequentazioni con i sacri testi di italiano, matematica, chimica ed altro“. Sarebbe la negazione stessa della propria scelta!

Quindi, con approccio pragmatico, con lo sguardo “oltre” la lezione in cattedra e con l’atteggiamento di “ipoteca“ sul futuro, va investito tempo ed energie per questa e per altre sfide. La scuola non può sottrarsi alla costruzione dei futuri cittadini/uomini/tecnici.

Ovvero……Alternanza: modalità altra per raggiungere lo scopo!”.

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