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Abbiamo visto prima come ci sono pesanti tentativi di forze economiche ben identificate di cambiare le regole (ad esempio con la trasferibilità senza limiti da una fondo ad un altro).

In pratica si vorrebbe consentire al “capitale assicurativo e finanziario” di intervenire con la sua rete capillare di venditori per convincere i lavoratori a scegliere –tra le varie possibilità di darsi una previdenza integrativa- quella peggiore.

Peggiore, perché è certo che i fondi contrattuali hanno costi decisamente inferiori ai concorrenti “privati”

“Grazie alla loro struttura ed alla natura di associazione senza scopo di lucro, i Fondi Pensione Negoziali possano offrire al lavoratore rendimenti congrui all’investimento di natura previdenziale a fronte di costi molto contenuti come dimostrato in uno studio del nostro servizio politiche previdenziali.

Dallo studio si evince che, in un arco temporale di 35 anni con un versamento annuo di 2500 € a parità di rendimento e tassazione, l’aderente iscritto ad un Fondo Pensione accumulerebbe 158.949,55 euro, mentre uno iscritto ai Fondo Pensione Aperto 140.472,52 euro (-18.477,03 euro), ed uno iscritto ad un Piano Individuale Pensionistico 125.259,36 euro (-33.690,16 euro).

Questa grande differenza è generata dalla sola incidenza dei costi di adesione e di gestione sul capitale maturando. Valori importanti in ottica previdenziale che si tradurrebbero al momento del pensionamento in rendite mensili molto differenti. Abbiamo ipotizzato una conversione in rendita dell’intero montante maturato nella proiezione a 35 anni per un lavoratore di 67:

  • FPN: 644 euro al mese

  • FPA: 569 euro al mese -75 euro al mese

  • PIP: 507 euro al mese -137 euro al mese”

Papa Francesco avrebbe certamente qualcosa da dire sul far mercato della necessità dei lavoratori di avere a disposizione, una volta in pensione, un reddito necessario per una vita minimamente dignitosa.

Che iniziative intende mettere in campo la Uil -il sindacato dei cittadini- per impedire a questo governo di ridurre la copertura previdenziale e, nello stesso tempo, penalizzare in ogni modo i lavoratori che, consapevoli di questo, stanno facendo sacrifici oggi per un minimo di pensione domani.

“Bisogna fare un salto di qualità ulteriore concentrandosi sul rilancio delle adesioni, ma come già accennato siamo convinti che per fare ciò ci sia bisogno di stabilità e certezza delle regole.

Inoltre chiediamo che venga ripresa una campagna di informazione istituzionale che raggiunga in modo capillare tutte le fasce di popolazione, mettendo ogni lavoratore nella migliore condizione per poter scegliere il proprio futuro previdenziale.

Al Governo chiediamo di farsi promotore di questo processo, garantendo al tempo stesso una stabilità di norme e regole, che è fondamentale per qualsiasi approccio di lungo periodo.

La contrattazione gioca un ruolo fondamentale nel rilancio delle adesioni e le parti istitutive sono chiamate a ricercare strumenti contrattuali innovativi che possano essere funzionali allo sviluppo delle adesioni, soprattutto nei settori con minori iscrizioni. Un esempio di grandissima innovazione è c ontenuto nel rinnovo del ccnl Edili-Industria e Cooperative che prevede una adesione generalizzata ai fondi pensione negoziali. In questo modo tutti i lavoratori interessati avranno aperta una loro posizione nel Fondo Pensione, alimentata con un contributo del datore di lavoro. Rimane, comunque, opzionale la scelta del lavoratore di aderire liberamente”.

Ma la pensione integrativa contrattuale è ancora conveniente: ne posso dare una testimonianza personale.

Mi puoi dare però qualche cifra?

“ Gli ottimi risultati raggiunti dai Fondi Pensione Negoziali sono evidenti anche nei rendimenti medi raggiunti negli ultimi 10 anni, superiori a quelli non solo del TFR lasciato in azienda ma anche a quelli dei Fondi Pensione Aperti e dei Piani Individuali Pensionistici:

– Rendimento FPN (negoziali) 3,90%

– Rendimento FPA (aperti) 3,50%

– Rendimento PIP 2,87%

– Rendimento TFR in azienda 2,60%”.

Tab.1 Convenienza della destinazione del TFR a previdenza complementare rispetto a tutte le altre scelte possibili:

TFR al

Fondo Pensione Negoziale

TFR in busta paga

TFR in azienda

Rendimento medio 10 anni

3,9%

Nessun

Rendimento

2,6%

Tassazione Prestazione

15% (riducibile fino al 9%)

Aliquota minima 23%

Tassazione separata

(dal 23% al 33%)

Vantaggio fiscale

Deduzione fino a 5.164 € dei contributi versati.

Nessun

Vantaggio

Nessun

Vantaggio

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