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DALL’ANDALUSIA, TERRA DI POETI, UN CLASSICO:

RAFAEL ALBERTI.

Oggi riproponiamo un classico del Novecento, Rafael Alberti, che del suo secolo ha vissuto le avventure e le battaglie, sia come poeta che come militante della sinistra. Della sua biografia, molto nota, ne riportiamo una stringata sintesi in nota (1).

Qui vogliamo sottolineare la sua grande vicinanza con l’Italia, dove visse per un lungo periodo (a Roma, nel rione di Trastevere), il suo forte impegno antifascista, sia in patria, combattendo per la difesa della repubblica spagnola contro Franco, che nel suo lungo esilio (durato quasi quarant’anni), e la sua grande produzione poetica.

Noi qui ci limitiamo a riproporre due sue poesie, confidando che diano lo spunto ad una lettura più approfondita della sua opera.

Queste poesie sono state anche musicate. La seconda, La colomba, in particolare, uscì anche in versione di vera e propria canzone e fu cantata da Sergio Endrigo nel 1968.

BALLATA PER I POETI ANDALUSI DI OGGI

Che cantano i poeti andalusi di oggi?

Che guardano i poeti andalusi di oggi?

Che sentono i poeti andalusi di oggi?

 

Cantano con voce d’uomo, ma dove sono gli uomini?

Guardano con occhi d’uomo, ma dove sono gli uomini?

Sentono con cuore d’uomo, ma dove sono gli uomini?

 

Cantano, e quando cantano sembra che siano soli

Guardano, e quando guardano sembra che siano soli

Sentono, e quando sentono sembra che siano soli

 

È possibile che l’Andalusia sia rimasta senza nessuno?

È possibile che sui monti andalusi non ci sia nessuno?

Che sui mari e nei campi andalusi non ci sia nessuno?

 

Non c’è più chi risponda alla voce del poeta?

Chi possa guardare il cuore senza muri del poeta?

Son tante le cose che sono morte che non c’è più che il poeta?

 

Cantate forte. Sentirete che odono altri orecchi.

Guardate in alto, vedrete che guardano altri occhi.

Sentite con forza, saprete che palpita altro sangue.

 

Non è più profondo il poeta, rinchiuso nel suo buio

sottosuolo. Il suo canto raggiunge il profondo

allorché, aperto al vento, è ormai di tutti gli uomini.

 

SI SBAGLIO’ LA COLOMBA

Si sbagliò la colomba.

Si sbagliava.

Per andare al nord fuggì al sud.

Credette che il grano fosse acqua.

Si sbagliava.

Credeva che il mare fosse il cielo;

e la notte, la mattina.

Si sbagliava.

Credette che le stelle fossero rugiada;,

e il calore neve.

Si sbagliava.

Credette che la tua gonna fosse la tua blusa

E il tuo cuore, la sua casa.

Si sbagliava.

(Lei si addormentò sulla spiaggia.

Tu, sulla cima di un ramo).

 

(1)

L’infanzia e l’adolescenza

Alberti nacque ad El Puerto de Santa María, una cittadina poco distante da Cadice (in Andalusia), il 16 dicembre del 1902 da una benestante famiglia di originiitaliane (il nonno paterno, Tommaso Alberti Sanguinetti, era un garibaldino toscano). Trascorse un’infanzia tranquilla e, nel 1917, si trasferisce a Madrid, dove comincia ad interessarsi di pittura. Nel 1922 i suoi lavori vengono esposti nell’ateneo di Madrid. Poco dopo entrerà in contatto con gli artisti e gli scrittori nellaResidencia de Estudiantes, quelli che saranno in seguito i protagonisti della cosiddetta Generazione del ’27.

L’impegno politico della giovinezza

Nel 1924, mentre è costretto a vivere nella sua sierra di Guadarrama y Rute a causa di una malattia alle vie respiratorie, pubblica la raccolta di poesie Marinero en tierra, che vince il Premio Nacional de Poesía. Nel 1927 partecipa alle celebrazioni per il terzo centenario della morte di Luis de Góngora, in omaggio al quale pubblicherà Cal y Canto. Nel 1928 compone, in seguito ad una profonda crisi personale, Sobre los ángeles, seguito da Sermones y moradas e El hombre deshabitado. Una nuova fase inizia con l’avvento della Repubblica. Nel 1931 entra nel Partido Comunista de España (PCE); con la sua compagna María Teresa León fonda la rivista rivoluzionaria Octubre e partecipa alla lotta contro il fascismo.

L’esilio

Nel 1939, a seguito della sconfitta repubblicana durante la guerra civile, Alberti si rifugerà in Francia, poi in Argentina, ed infine in Italia, dove vive alternando periodi di permanenza nel piccolo borgo di Anticoli Corrado, in provincia di Roma, e soggiorni nella Capitale, presso il quartiere di Trastevere (1963). Durante il suo lungo soggiorno tra Roma e provincia, trascorso con la sua compagna María Teresa, il poeta frequentò assiduamente i circoli intellettuali progressisti, che lo accolsero, oltre che per il suo indubbio valore poetico, anche per la sua qualità di democratico in esilio da un regime dittatoriale.

Nel periodo tra il 1963 e il 1976 ebbe un lungo sodalizio culturale con la poetessa italiana, ispanista, Elena Clementelli, e si legò ad un gruppo di critici letterari romani, tra cui Walter Mauro e Luigi Silori. Non rari furono i suoi incontri con il gruppo musicale cileno Inti-Illimani, che musicò anche alcuni testi di Alberti, accomunati al poeta dalla condizione di esiliati e che sono stati per anni ospitati dal comune di Genzano di Roma.

Il ritorno in patria]

Rientrerà in Spagna soltanto dopo la morte di Franco, nel 1977, dove otterrà il Premio Miguel de Cervantes. Lasciata la compagna di tutta una vita María Teresa León, il poeta si lega ad una giovane intellettuale italiana, che gli starà vicino fino alla morte, sopravvenuta nel 1999.

(da Wikipedia).

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