Non voglio dedicare molte parole per una stagione, come la primavera, che sicuramente ha il merito di “scombussolare” la nostra vita, rimescolandoci profondamente sia nel “fisico” che nello “spirito”.
E’ la vita nella sua pienezza che riprende, con le sue difficoltà, ma anche con il suo fermento, i suoi stimoli, la spinta alla realizzazione dei nostri sogni.
Senza ripetermi con espressioni inutili o retoriche, riprendo qui brevemente alcune riflessioni sviluppate sul tema lo scorso anno:
“Non è una stagione facile la primavera, né lo è mai stata. Le prime schiarite, dopo il grigiore dell’inverno, sono sempre accompagnate da improvvise tempeste.
Non si può stare in pace, per i giovani si preparano giorni sconosciuti e pieni di problemi: per la prima volta devono fare i conti con le fragilità proprie di ogni essere vivente. Ma per tutti c’è uno scuotersi dal torpore dell’inverno e, con nuovo vigore, la vita e la sua bellezza, che riempiono ogni angolo che vediamo.
Ma poiché la stagione dei fiori è solo un momento della vita delle piante (e, in senso metaforico, della nostra vita), non facciamoci scippare la magia di questo momento dalla routine di ogni giorno!…”.
Anche quest’anno ripubblicherò alcune mie poesie dedicate alla nuova stagione: con gli anni cambia la prospettiva, ma non il farsi coinvolgere dalla sua bellezza.
Le poesie sono quattro: la prima è tratta dal mio primo libro “Diario (d’amore, di lotta e…)”, Phasar Edizioni 2012, la seconda e la terza dal secondo libro “Eppure la vita”, Phasar Edizioni 2016, mentre l’ultima poesia è inedita e “ritoccata” rispetto alla versione comparsa su questo sito nel marzo dello scorso anno.
E d’improvviso
E d’improvviso
vento azzurro per la città.
La mattina di luce
tutto è trasparente.
Come leggero il respiro del tuo corpo:
primavera che ritorna
col tuo riso adolescente.
Annuncio di primavera
Dammi tu la pace,
aurora dalle mani di rosa .
Questo vento che scuote la notte,
urla tra le canne selvagge,
tintinna ai vetri,
toglie i veli alla luna,
non dà tregua, sorprende, ancora illude.
Di nuovo è l’ora di misteriosi presagi:
tra le stoppie
il richiamo del fagiano notturno
annuncia primavera.
Primavera
Non aver paura
di guardare allo specchio
la ruga dell’ultimo inverno.
In compenso, fioriscono parole,
gorgogliano versi,
come acque di limpido torrente,
come petali che già tremano
all’impeto del vento.
Se l’amore non può avere un nome.
Bolle di sapone
iridescenti.
Ci sono cose così fragili, così leggere,
che neppure sopportano
il peso di un nome.
Ma perché negare
alle farfalle dalle ali blù
la gioia per la primavera che viene?