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Natale e poesia: l’attesa si è compiuta,
Gesù (Yeshua’ in ebraico- Dio salva) è nella storia
e ci dice che la verità sull’uomo è solo l’amore.

 

Questo numero esce alla vigilia della celebrazione cristiana del Natale, e, probabilmente, rischia di confondersi nel clima di “commozione” che questa festività risveglia nel cuore degli uomini, soprattutto nel nostro mondo occidentale.
I ricordi di come si sono vissuti, da piccoli, i vari natali, all’interno di famiglie certamente allora molto più unite e di società, nel bene e nel male, più compatte, sono ancora vivi in tutti.
E’ questo un valore, è una cosa positiva, ma rischiamo di vivere solo un breve momento di commozione, ma poi la vita? E’ lunga, solo commuoversi non basta.
Vogliamo, allora, ricordare il senso profondo del “natale di Yeshua’ (in ebraico Dio salva)”, che ci rivela che l’unica ricchezza dell’uomo consiste nella sua capacità di amare.
Per questo riportiamo, letteralmente, alcune considerazioni che facemmo, sempre su questo sito, lo scorso anno e che continuano ad apparirci attuali ed importanti.
“Per i credenti il natale è l’attesa del salvatore, del figlio di dio, che si “incarna” nella nostra umanità, per darci fiducia e per rivelarci che la natura dell’uomo non è quella di dominare sui più deboli e di “violentare” la natura, ma quella di essere fratelli e di utilizzare le leggi della natura per il bene di tutti e, alla fine, di vivere “in altri cieli e in altre terre”.
Ma anche per i non credenti questo dovrebbe essere un periodo di meditazione: perchè l’uomo vive in profonde contraddizioni. Da una parte ha un corpo con una sua fisiologia, che è “attrezzata” per vivere, su questa terra, un periodo limitato, anche se, nei paesi ricchi, questo periodo si sta continuamente allungando. Dall’altra ha dentro di sè un’aspirazione a “una vita senza fine”.
Da una parte constatiamo che nella natura, a cui tutti vogliamo tornare sognandola pura ed incontaminata, ci sono leggi ferree, la cui principale sembra essere quella che l’essere più debole debba cedere il passo ed essere sopraffatta dal più forte.
Dall’altra, nel nostro intimo, sentiamo che la verità dell’uomo è nell’amore e nel superamento di ogni violenza.
Cristo viene a dirci di fare una scelta: quella di assorbire l’odio e di mettere, invece, in circolazione l’amore: esercizio valido per tutti!
Ma voi direte: che c’entrano questi ragionamenti con la poesia? Ebbene, per me, poesia è andare oltre le cose, è riflessione e meditazione, ma anche intuizione, è ricerca di coerenza, prima in sè stessi, poi anche negli altri. E’ ricerca del senso del vivere e del morire su questa terra. Per questo il frutto di questo periodo è la gioia per la vita che rinasce!”.

 

25 dicembre 2015

N.B.
Le cose da dire su quello che concretamente ci circonda sarebbero tante.
Il mondo è in rapido cambiamento e le notizie non sempre sono buone: i conflitti si fanno più numerosi e sempre più vicini e, uniti ai cambiamenti climatici e alle miseria, stanno dando vita a spostamenti di popolazione nel pianeta, dal sud al nord, dai caratteri veramente “biblici”.
Tutto questo, insieme ai criminali attentati del terrorismo islamico, stanno portando nel nostro occidente paura, clima di guerra, supersorveglianza: il rischio è che venga meno la voglia e il piacere di stare insieme, di riconoscerci come comunità, di dialogare, anche professando fedi diverse.
Il rischio è quello di tornare alla “vecchia regola”: occhio per occhio, dente per dente, regola “progressista” (si rinunciava ad uccidere chi ci aveva arrecato offesa), ma solo quattromila anni fa!
Ma, nonostante tutto, continua ad esserci una piccola, grande buona notizia: non siamo soli, “qualcuno” ci mostra che il destino dell’uomo è l’amore, non l’odio o la sopraffazione. C’è, quindi, un “programma”, almeno annuale, da attuare: farci strumenti di questo “benefico contagio”!

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