intervista al segretario nazionale Paolo Andreani a cura di Antonio Vargiu.
Caro Paolo, a riflettere sull’Italia del Terziario hai portato importanti personaggi (1) a vario titolo protagonisti del cambiamento in atto. Qual è il quadro complessivo e il ruolo che può svolgere questo settore, spesso sottovalutato.
“ Innanzitutto è bene avere una visione mondiale dei cambiamenti produttivi. Il Terziario è in forte espansione in tutti i paesi industrialmente più avanzati e le nuove tecnologie lo stanno caratterizzando profondamente, nel bene e nel male.
“Le vendite on-line stanno uccidendo la rete di vendita tradizionale” queste parole le ha pronunciate Barak Obama lo scorso gennaio. Warren Buffet ai suoi azionisti a dicembre aveva detto: “Amazon e’ una grande forza, ha distrutto e distruggerà un sacco di persone”. I negozi tradizionali impiegano 50 persone per 10 milioni di vendite, Amazon ne impiega 23. Dal Regno Unito arriva la previsione della federazione dei negozianti britannici che, entro i prossimi 8 anni, 900.000 addetti perderanno il posto di lavoro a causa dell’e-commerce”.
Giustamente parli di previsioni, noi ci auguriamo, naturalmente che la parte “catastrofica” non si realizzi come da queste stime che vengono fatte.
E in Italia?
“Qui dobbiamo avere la capacità di una lettura non superficiale di quanto sta accadendo. L’innovazione è forte e certamente stimolata anche da una certa ripresa industriale. Ma ci sono contraddizioni che esplodono: da una parte abbiamo i facchini 2.0 di Foodora, che hanno come capo “una app” o i lavoratori della logistica di Amazon, legati a schemi di lavoro da cottimo, come nelle vecchie fabbriche; dall’altra abbiamo i networkers, i lavoratori della rete estremamente qualificati, spesso decisivi per lo sviluppo moderno delle aziende.
Ma abbiamo anche forme di impiego ambigue come gli stage (+ 116% fino a 140.000 di cui 70% nei servizi nel primo trimestre del 2017), voucher e lavoro a chiamata nella grande impresa distributiva e nella piccola impresa turistica, il somministrato, il part-time involontario, il tempo determinato e, infine, il contratto a tutele crescenti”.
Vendite al dettaglio on line: la crescita nei vari paesi dal 2014 al 2016 –dal sito di Giovanni Cappellotto-
Quindi che considerazione complessiva possiamo trarne?
“ Nell’Italia del terziario convivono ed esplodono contraddizioni; l’innovazione, forte motore di cambiamento, è anello di congiunzione con il sistema manifatturiero, fattore competitivo e volano occupazionale; la tecnologica e il digitale sono in grado, ad un tempo, di modificare radicalmente i canali di vendita di commercio e turismo (ad es.booking.com, uber ecc.) trasformare il lavoro, incidere sulla qualità dei prodotti e dei servizi, far crescere produttività e valore aggiunto.
Allo stesso tempo la sicurezza nei luoghi di lavoro e la formazione permanente sono opzioni e leve –ad oggi- incerte.
A fronte di questo abbiamo una cultura laica e riformista che ci guida nell’approfondimento e nella riflessione. Il nostro ruolo ci impone di indicare soluzioni equilibrate a problemi complessi. Le parti sociali devono ritrovare una forte identità e dimostrare che i corpi intermedi non sono battuti nè dal populismo nè da una falsa democrazia assembleare”.
Stai ipotizzando, quindi, un cambiamento dell’attuale rapporto tra istituzioni politiche e organizzazioni sociali?
“Certamente! Innanzitutto ricordandoci sempre dello stretto rapporto tra le nostre politiche economiche e sociali e quelle che vengono definite a livello di Unione Europea, che comunque deve fare un forte cambio di passo per tornare agli ideali di una comunità politica e culturale, facendo magari perno sui paesi che l’Unione hanno permesso di fondare.
In secondo luogo non si governa la complessità in modo “tardo-illuminista”, puntando cioè sul “saggio tiranno” che deve tirarci fuori dai guai”.
In sintesi, un “uomo solo” al comando” non funziona.
“No, non può funzionare e lo dimostrano le profonde ingiustizie sociali causate da una recente gestione politica di questo tipo, a cui ora, in un qualche modo, si cerca di porre riparo”.
Che fare, dunque.
“Abbiamo in Italia un quadro politico-sociale nuovo, di cui il terziario è protagonista accanto all’export, al made in Italy, all’agroalimentare e a ciò che traina del manifatturiero. Il 73% degli occupati lavora nel Terziario, dove si sviluppano servizi innovativi all’impresa, servizi privati alla persona e turismo. In quei settori si trova una parte consistente del polmone occupazionale del domani.
In un paese dove la crescita del PIL è prevista all’ 1% nel 2017, inflazione e deflazione fanno discutere, il potere d’acquisto e di risparmio delle famiglie è in lieve ripresa, i consumi e vendite al dettaglio sono stabilizzati in basso, la distribuzione della ricchezza porta la società italiana ad essere rappresentata come una grande damigiana con il ventre basso e largo dove il ceto medio si è dissolto.
Dobbiamo svelare le bugie e rivendicare nuove politiche, assicurare identità a Industria e Terziario per cucire lo strappo tra nord e sud, le divisioni di genere e tra generazioni. In questa realtà, le parti sociali devono essere capaci di orientare l’orizzonte della politica verso un nuovo modello di sviluppo, per colmare le distanze, diffondere le opportunità e ridurre le incertezze. Ciò si rende necessario per contenere tensioni sociali e politiche destinate a produrre, in alternativa, “drammatici cambiamenti” ”.
Quali sono gli strumenti per realizzare questi obiettivi?
“Partiamo da un dato concreto: l’Italia degli esclusi conta 9 milioni di persone. Occorre lavorare ad una riforma strutturale del Welfare. Va bene il reddito di inclusione sociale quale strumento strutturale di lotta alla povertà. Ma dovremo anche sostenere progetti di politiche attive rivolti a disoccupati, gestiti e monitorati centralmente, che finanzino il lavoro e la dignità della persona, la diffusione delle conoscenze e la qualificazione professionale e soddisfino fabbisogni da emergenze (ambientali, umanitarie ecc).
Rapporti di lavoro a tempo determinato part-time con un CCNL di riferimento vincolati allo svolgimento contemporaneo di attività formative, che nulla abbiano a che fare con l’assistenzialismo, ma con la responsabilizzazione dell’individuo. Interventi, in quanto inseriti nelle politiche attive, destinati ad essere temporanei ma a permettere poi agli interessati di trovare altra stabile occupazione”.
Per finire, uno sguardo ai nostri settori
“La produttività nei servizi (valore aggiunto/addetti) nel rapporto con le altre maggiori economie è competitiva . Ciò che penalizza il sistema paese e il terziario, in particolare, sono le carenze infrastrutturali, la burocrazia, un capitalismo famigliare, il nanismo delle imprese e la mancanza di capitale umano. E’ lì che dobbiamo agire. La distribuzione organizzata e la rete di vendita tradizionale vive una crisi di identità oltre che di consumi.
La multicanalità, la specializzazione e il rapporto con il territorio raccontano tanto successi quanto le drammatiche ristrutturazioni in atto. Il turismo per fare il salto di qualità ha necessità di una governance nazionale. Nei prossimi 4 anni il fabbisogno occupazionale si concentrerà nei comparti dei servizi alla persona (sanità-assistenza-istruzione), dei servizi avanzati alle imprese, nel commercio e nel turismo. Governare problemi complessi, in momenti decisivi significa anche assumere posizioni nette. La riduzione dei salari (o del potere d’acquisto) non può più essere considerata leva competitiva, si impoveriscono le famiglie e si deprimono i consumi. La contrattazione collettiva (nazionale territoriale/aziendale) va difesa, esercitata e rilanciata, in quanto strumento di distribuzione della ricchezza e di rappresentanza.
La sicurezza nei luoghi di lavoro, il salario (con attenzione al salario di produttività), la formazione permanente, l’organizzazione del lavoro, il welfare-contrattuale (bilateralità e welfare aziendale) e la partecipazione alle politiche attive del lavoro sono e saranno al centro della nostra azione per assicurare dignità e identità alle lavoratrici ed ai lavoratori del settore”.
- Tra i partecipanti alla tavola rotonda:
- Francesco Rivolta
(Direttore Generale Confcommercio) - Paolo Feltrin
(Docente di Scienze Politiche all’Università di Trieste) - Marco Valentini
(Direttore di ricerca del dipartimento Economia e Imprese presso InNova Studi e Ricerche) - Luigi Angeletti
Presidente Centro Studi UIL - Marco Di Falco
Direttore Operativo Digitail s.r.l.