di Antonio Vargiu
Molti gli spunti scaturiti dalla Conferenza di Organizzazione della Uiltucs, tenutasi a Bari dal 16 al 18 marzo u.s.
Al centro del dibattito i cambiamenti che il mondo del lavoro sta ora vivendo.
Una prima considerazione ci porta a dire che si sono dimostrati inconsistenti sia gli ottimismi che i pessimismi di maniera.
Avanzano le nuove tecnologie, si modificano i modi sia della produzione industriale che della distribuzione commerciale e dei servizi. Tutto questo avviene all’interno di una crisi strutturale che ha colpito il mondo economico occidentale e che ora sembra attenuarsi e lasciare spazio ad una lenta ripresa.
Quello che si è capito è che le nuove tecnologie informatiche non stanno preparando un paradiso in terra: accanto ai lavori molto qualificati –pochi- la strada che si sta percorrendo rivela l’esistenza di molti lavori duri, poco qualificati e poco remunerati.
D’altro lato la nostra esperienza ci dice che c’è ancora un’esigenza crescente di una tutela collettiva che aiuti il singolo lavoratore a non essere schiacciato da meccanismi a volte vetero padronali, a volte anonimi come certe burocrazie, statali o aziendali che siano.
Nel nostro piccolo abbiamo cercato di documentare questi fenomeni. Ma è ora di lasciare la parola alle relazioni della Conferenza di Bari. Con questa avvertenza: la nostra intenzione è quella di sottolineare soprattutto i passaggi e i programmi di medio periodo.
La relazione introduttiva
è stata svolta dal segretario nazionale della Uiltucs, Stefano Franzoni, che ha delineato le nuove frontiere del lavoro:
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la porta attraverso cui i giovani possano costruire il proprio progetto di vita, dando il cambio alle generazioni più anziane;
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la linea di eguaglianza per permettere a uomini e donne di iniziare un percorso con uguali opportunità;
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il confine che gli immigrati tentano di superare alla ricerca di un luogo di vita accettabile, ma che spesso non lo trovano;
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la traccia segnata dall’innovazione tecnologica, con il nuovo “spazio” dell’economia digitale;
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il filo invisibile che vincola sempre di più il lavoro al capitale finanziario e a multinazionali in libero movimento in un sistema economico globalizzato.
Sindacato che fare
Qui si innesta il tema dello strumento necessario per fare dei lavoratori i protagonisti e non le vittime del cambiamento.
La nostra risposta: la mutualità è l’unica possibilità per non essere sopraffatti da un mondo che tende sempre più a “disfare” le comunità e a frantumare tutto per far posto ad uno sfrenato individualismo, il sindacato è –come sempre- lo strumento dell’organizzazione collettiva e di tutela dei lavoratori.
La Conferenza di Bari aveva, quindi, lo scopo di mettere a confronto il nostro attuale modo di far fronte a questi problemi e le necessità di adeguare gli strumenti ai nuovi compiti.
“Il Sindacato Confederale, la UIL – in particolare – e la UILTuCS – sottolinea Stefano Franzoni – devono …cogliere i bisogni di questo tempo, costruire una proposta di soluzione ed una strategia per conseguirla.
Lo chiedono i lavoratori e le lavoratrici che – traditi dal sistema politico – rischiano di non trovare alcun soggetto capace di comprenderne le istanze ed i bisogni e di scivolare verso l’individualismo sfrenato… E’ compito del Sindacato Confederale offrire una prospettiva migliore della condizione lavorativa. Non basta tentare di tornare ad essere “autorità salariale”, occorre riequilibrare il rapporto tra l’impresa ed il lavoratore che oggi è troppo sbilanciato a favore del soggetto “naturalmente” più forte”.
Ma il “nuovo” non lo si affronta senza radici
Da questo punto di vista vogliamo sottolineare l’importanza cruciale del rinsaldare i legami dell’appartenenza.
Noi certamente siamo un sindacato “dalle porte aperte” a tutti, ma soprattutto con forti valori: democrazia e dignità del lavoro sono per noi imprescindibili. Per fare un esempio: non può far parte del nostro sindacato chi faccia aperta professione di “razzismo”.
Abbiamo anche una tradizione storica che è necessario conoscere, abbiamo esperienze che si succedono nel tempo e che arricchiscono il nostro patrimonio culturale. I nostri rappresentanti sindacali devono conoscere il nostro passato.
Per questo è da sottolineare il passaggio fatto dalla relazione introduttiva: la formazione e la comunicazione sono due aspetti cruciali, che devono vedere un forte impegno da parte della Uiltucs.
“Nel corso di questi anni, molte strutture territoriali hanno intrapreso iniziative in entrambi i campi. Questo percorso deve proseguire, attraverso una maggiore socializzazione delle esperienze che consenta anche migliore sinergia, con l’obiettivo di coinvolgere tutta l’Organizzazione, in primis ogni Rappresentante Sindacale.
Compete al livello nazionale favorire questo processo nonché offrire occasioni formative e di approfondimento su temi specifici e funzionali all’impostazione politico-sindacale, rivolte al gruppo dirigente.
Vi è una componente formativa anche nella conoscenza dell’esperienza sindacale realizzata nel tempo, lungo il filo della contrattazione collettiva, dei suoi contenuti e delle forme dell’azione sindacale. Ciò è utile soprattutto per un giovane che intraprende l’attività sindacale nella UILTuCS e vuole essere partecipe in termini di valori e riferimenti, nonché per avere consapevolezza delle conquiste e dei mutamenti avvenuti.
Sotto questo punto di vista, UILTuCS nazionale metterà a disposizione, entro l’anno, l’archivio della contrattazione collettiva nazionale e aziendale sulla base della documentazione disponibile, che potrà arricchirsi con i contributi territoriali…
Occorre manovrare con cura i sistemi comunicativi pubblici per evitare di essere coinvolti in fenomeni qualunquistici, di mera protesta, forme improprie che sviano le persone dalla possibilità di un’azione concreta per la soluzione dei loro problemi.
La comunicazione – in qualunque forma e con ogni strumento – resta infatti funzionale all’obiettivo strategico dell’aggregazione attorno agli indirizzi ed alle iniziative del Sindacato…”.
Un programma di azione, quindi, molto impegnativo e che dovrà, a nostro parere, avere una precisa articolazione di impegni e scadenze.
Del resto non si può andare impreparati ad affrontare una stagione che vedrà una rinnovata competizione anche tra organizzazioni sindacali confederali: basti pensare al rilancio delle elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie (Rsu).