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I NUMERI ALLA FINE DI OTTOBRE ‘21 (1)

Nel corso del 2021, con l’avanzamento della campagna vaccinale, è progressivamente diminuito il numero degli smart worker, passati a 5,37 milioni nel primo trimestre dell’anno e a 4,07 milioni nel terzo trimestre. A settembre, infatti, si contano complessivamente 1,77 milioni di lavoratori agili nelle grandi imprese, 630mila nelle pmi, 810mila nelle microimprese e 860mila nella Pa.

Questo graduale rientro in ufficio non segna in generale un declino dello smart working, al contrario al termine della pandemia le organizzazioni prevedono un aumento degli smart worker rispetto ai numeri registrati a settembre: saranno 4,38 milioni i lavoratori che opereranno almeno in parte da remoto (+8%), di cui 2,03 milioni nelle grandi imprese, 700mila delle pmi, 970mila nelle microimprese e 680mila nella Pa.

La scelta di proseguire con lo smart working è motivata dai benefici riscontrati da lavoratori e aziende. L’equilibrio fra lavoro e vita privata è migliorato per la maggior parte di grandi imprese (89%), pmi (55%) e Pa (82%). Ma la combinazione di lavoro forzato da remoto e pandemia ha avuto anche conseguenze negative sugli smart worker: è calata dal 12% al 7% la percentuale di quelli pienamente ‘ingaggiati’, il 28% ha sofferto di tecnostress, il 17% di overworking.

“La pandemia ha accelerato l’evoluzione dei modelli di lavoro verso forme di organizzazione più flessibili e intelligenti e ha cambiato le aspettative di imprese e lavoratori, anche se emergono delle differenze fra le organizzazioni che rischiano di rallentare questa rivoluzione”, afferma Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. “Le grandi imprese – spiega – stanno sperimentando nuovi modelli di lavoro, con la ricerca di nuovi equilibri fra presenza e distanza capaci di cogliere i benefici potenziali di entrambe le modalità di lavoro. In molte organizzazioni, soprattutto pmi e Pa, invece, si sta tornando prevalentemente al lavoro in presenza a causa della mancanza di cultura basata sul raggiungimento dei risultati. Un arretramento che si scontra con le aspettative dei lavoratori e gli obiettivi di digitalizzazione, sostenibilità e inclusività del nostro Paese. Ora è necessario costruire il futuro del lavoro sul vero smart working, che non è una misura emergenziale, ma uno strumento di modernizzazione che spinge a un ripensamento di processi e sistemi manageriali all’insegna della flessibilità e della meritocrazia, proponendo ai lavoratori una maggiore autonomia e responsabilizzazione sui risultati”.

“Per cogliere tutti i benefici dello smart working serve l’impegno di tutti i soggetti. Alle organizzazioni spetta il compito di strutturare progetti coraggiosi, lavorando su policy, tecnologie, spazi di lavoro e stili di leadership; i lavoratori devono allenare skill più adeguate al nuovo work-life balance; i policy maker devono accompagnare questa trasformazione con onestà intellettuale e lungimiranza”, sottolinea Alessandra Gangai, direttrice della Ricerca Smart Working nella Pa.

I dati sul lavoro agile in Italia: Tabella riassuntiva.
  2019 2020: prima fase dell’emergenza.

 

2021: seconda fase dell’emergenza. I NUMERI OGGI

(fine ottobre ’21)

  lo “smart working” coinvolgeva, complessivamente, circa 570 mila lavoratori, il 20% in più rispetto all’anno precedente.

 

     

 

Pubblica Amministrazione 1 milione, 850 mila addetti 1 milione e 320 mila addetti 860mila addetti
Grandi imprese private 2 milioni, 110 mila  1 milione, 600 mila 1 milione, 770 mila
Piccole e medie imprese 1 milione, 130 mila addetti 890 mila 630 mila
Microimprese 1 milione, 500 mila addetti 1 milione, 180 mila 810 mila

 

PREVISIONE DELL’OSSERVATORIO DEL POLITECNICO

Per il futuro la previsione che fa il Politecnico di Milano, peraltro basata su una serie di interviste fatte agli imprenditori, è quella che il numero di lavoratori che opereranno almeno in parte da remoto tenderà complessivamente a ridursi dopo la fine dell’emergenza– soprattutto nella pubblica amministrazione-, ma certamente non sparirà.

Siamo insomma di fronte ad un nuovo modo di lavorare, in parte nelle sedi aziendali e in parte al di fuori, con cui tutti, imprenditori ed organizzazioni sindacali, dovranno fare i conti anche nel prossimo futuro.

I dati sul lavoro agile in Italia: la previsione per il 2022.
Dipendenti Pubblica Amministrazione 680 mila addetti
Grandi imprese private 2 milioni, 30 mila addetti
Piccole e medie imprese 700 mila addetti
Microimprese 970 mila addetti

 

                                   

  • Sono i risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, presentata il 3 novembre ‘21 durante il convegno ‘Rivoluzione Smart Working: un futuro da costruire adesso’.

 

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