Print Friendly, PDF & Email

Nella foto : il professor Antonio Silvio Calò (a destra) con la sua famiglia

 

dall’articolo pubblicato su La Repubblica il 26 marzo 2019

 

“Le istituzioni devono difenderci”

 

Lettera aperta del docente che ha accolto nella sua famiglia sei ragazzi africani: “Né il sindaco né il consiglio comunale hanno espresso solidarietà dopo i manifesti contro di noi. E un esponente della maggioranza a guida leghista ha detto di condividere il messaggio. È ora che questi episodi vengano stigmatizzati”

di ANTONIO SILVIO CALO’

 

3

543

Il professor Antonio Silvio Calò e la moglie hanno accolto, nella loro famiglia già numerosa – in provincia di Treviso – sei profughi africani. Per questo sono finiti nel mirino di Forza Nuova. I militanti della formazione di estrema destra hanno appeso fuori dal liceo Canova, dove Calò insegna,  manifesti che lo attaccano utilizzando la copertina del Venerdì  dedicata proprio alla storia della famiglia allargata trevigiana. Nessuna solidarietà dalle istituzioni locali, anzi. E Calò ha deciso di indirizzare questa lettera aperta a Matteo Salvini. Eccola

Illustre Ministro Matteo Salvini,

sento il dovere come cittadino italiano di informarLa di alcuni fatti avvenuti giovedì 21 marzo 2019 a Treviso, perché Lei in quanto Ministro degli Interni è custode della sicurezza dei propri concittadini, di tutti i cittadini, e non solo di quelli che lo hanno votato o destinato ad una carica istituzionale.

fn

Uno dei manifesti di Forza Nuova contro la famiglia Calò

Vengo ai fatti: giovedì 21 marzo 2019, alcuni collaboratori scolastici e professori del Liceo Classico A. Canova di Treviso, dove insegno da molti anni, trovano affissi alla parete principale dell’istituto sei manifesti, a firma Forza Nuova, dove viene messo in discussione l’operato della mia famiglia, riprendendo una copertina del settimanale ‘Il Venerdì’ di Repubblica del novembre 2017.Le frasi aggiunte alla nostra foto, in cui si riconoscono chiaramente i volti di quasi tutti i miei familiari, risultano offensive sia delle nostre scelte, sia del nostro operato: “Immigrato adottato, italiano abbandonato” e “l’immigrazione non è forza ma solo business”.Come spesso accade in questi casi, queste affissioni sono state fatte nella notte, a volto coperto e di nascosto senza dimostrare nessun coraggio nell’affrontare una discussione democratica, pubblica, trasparente ma adottando invece metodi che ricordano cose molto tristi del nostro paese.

La parte offesa non è solo la mia famiglia ma anche la nostra scuola, una delle più antiche istituzioni scolastiche italiane, dove hanno studiato e insegnato diversi intellettuali antifascisti, perseguitati nella vita per le proprie idee, come Silvio Trentin, dove il valore della conoscenza e della ricerca della verità è prioritario: un luogo dedito alla formazione dei cittadini e della loro educazione.

Come se non bastasse, il giorno dopo questo triste ed increscioso fatto, sul giornale la Tribuna di Treviso, il consigliere comunale Davide Visentin, già esponente di Forza Nuova ora eletto nella maggioranza a guida Lega Nord commentava: “Condivido il messaggio. L’immigrazione troppo spesso somiglia a un business che avviene a scapito di tanti italiani poveri. Ci sono poveri che producono ricchezza e altri no, è comunque giusto fare il bene ma non se ciò avviene a danno degli italiani”.

Dopo aver ammesso il suo passato politico ha continuato: “Capisco queste modalità che fra l’altro non hanno portato a nessun danno a persone o cose, e che quindi non definirei estreme. Bisogna dire che per molti piccoli partiti è veramente molto difficile essere rappresentati dai maggiori media, quindi è normale che la loro ricerca di visibilità sia più forte. Il messaggio può essere piaciuto o meno, ma è stato pacifico”.

È ora che certi episodi siano stigmatizzati in modo inequivocabile e che questa delegittimazione sistematica del ruolo delle istituzioni venga fermata. Le istituzioni devono difendere i cittadini che operano alla luce del sole e in modo costruttivo per un bene comune. Purtroppo sono tanti i casi di silenzio delle istituzioni in questi giorni, penso a quanto successo a Palermo all’attivista di Libera Chiara Natoli. Perché non è arrivato nemmeno un messaggio per far sapere alla cittadinanza, a tutta la cittadinanza che prodigarsi per gli altri è un’azione meritevole di tutela da parte dello Stato, soprattutto contro soprusi fisici e intimidazioni?

La Costituzione parla chiaro, soprattutto quando fa riferimento alla questione fascista: realtà come Forza Nuova non dovrebbero esistere e qualsiasi loro azione dovrebbe essere messa al bando. È necessario salvaguardare e difendere tutte le persone che da tempo sono oggetto di queste particolari ‘attenzioni’, a maggior ragione le famiglie come in questo caso. Non possiamo accettare che fenomeni di questo genere siano tollerati.

Immagino che Lei si sarebbe aspettato da parte del Sindaco della mia città e dall’intera maggioranza, un segnale chiaro e pubblico di completa dissociazione da quanto asserito dal consigliere Visentin e un messaggio di solidarietà nei confronti della mia famiglia. Ho ricevuto molto affetto e tantissima solidarietà, ma il silenzio delle istituzioni.

Conoscendo la Sua determinazione mi aspetto un’azione esemplare che restituisca a tutti i cittadini italiani l’unica vera sicurezza di cui noi abbiamo bisogno per poter vivere con serenità, difesa della democrazia repubblicana nata antifascista e difesa di quei cittadini che con la loro testimonianza si prodigano quotidianamente a manifestarla.

Colgo l’occasione di invitarLa a casa nostra per capire e comprendere le ragioni delle nostre scelte in modo democratico.

Prof. Antonio Silvio Calò
Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica
Cittadino Europeo 2018

Noi aggiungiamo solo: quando l'”occhiuto” e “onnipresente” (?- sicuramente sulle tv, anche di stato, e sui social)) ministro dell’Interno farà finalmente applicare la legge 645/1952, che così definisce lo specifico reato all’art.1:
«quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.»

e che sanziona

“chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.

La pena detentiva è accompagnata dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.

 

anpi

 

Purtroppo quest’ultimo 25 aprile, accanto a manifestazioni che hanno visto una straordinaria partecipazione popolare alle iniziative promosse dall’Associazione nazionale partigiani italiani (Anpi), ha visto minuscoli, ma ben reclamizzati sui social, rigurgiti neo fascisti, che si sarebbe dovuto e potuto prevenire e colpire.

 

 

Share This: