Ormai è sempre più chiaro che l’Italia non funziona più solo come un “corridoio”, come un percorso obbligato sulle rotte per il Nord Europa per l’immigrazione proveniente soprattutto dall’Africa e che ha come “trampolino di lancio” la Libia.
I numeri sugli immigrati rimasti senza prospettiva di continuare il loro viaggio verso un Nord, che ha ormai quasi del tutto chiuso le proprie frontiere, non sono del tutto chiari, ma sicuramente abbiamo sul nostro territorio decine di migliaia di persone, oggi senza lavoro e senza una qualsiasi prospettiva di vita.
Manovalanza ipersfruttata è già stata impiegata per la raccolta di prodotti agricoli, acquistati a prezzi irrisori dall’industria alimentare o dalla grande distribuzione.
Cosa pensiamo che possano fare gli altri senza un minimo reddito e senza un loro impiego in attività utili per la comunità in cui ora si trovano? Dobbiamo costruire grandi campi di concentramento?
Il migration compact di Renzi
Bisogna dare atto che siamo in presenza di una proposta effettivamente innovativa, con l’individuazione di un capitale di partenza capace di attrarre investimenti pubblici (governi e banche di sviluppo degli stati membri, Bei, Bers) e investimenti privati (imprese, banche, fondi di investimento) con l’obiettivo di finanziare progetti per lo sviluppo dei paesi africani.
Se il piano fosse adottato, l’UE potrebbe far partire subito una prima fase di investimenti di 30 miliardi di euro con 200 progetti già individuati e valutati dalle istituzioni finanziarie e dai paesi interessati. Ancora più potrebbe essere fatto se si analizzasse la programmazione per identificare risorse supplementari verso investimenti produttivi e la creazione di impiego.
Ma l’Europa sarà effettivamente in grado di decidere e finalmente agire? Alla fine costerebbero più i muri che gli investimenti in sviluppo!
Gorino, un episodio preoccupante: l’analisi del responsabile Uil Politiche Migratorie.
Nel frattempo iniziano a manifestarsi episodi molto preoccupanti come a Gorino, in un Polesine immemore della propria storia.
Da questo episodio hanno tratto lo spunto alcune riflessioni di Giuseppe Casucci, responsabile del Dipartimento Politiche Migratorie della Uil, su cui è bene meditare per costruire una nostra linea di azione:
“Nell’ultimo triennio (2014 – 2016) gli arrivi via mare sommano finora a 478 mila migranti e profughi, cifra che sfiorerà con ogni probabilità il mezzo milione entro la fine dell’anno. Con la Libia fuori controllo e la libera circolazione sospesa fino a data non ancora certa, il meccanismo ‘collo di bottiglia’ nei flussi migratori, finisce per penalizzare i Paesi UE costieri, e cioè: Grecia ed Italia.
Attualmente il sistema di accoglienza italiano ospita oltre 170 mila richiedenti asilo e protezione umanitaria, ma rischia il collasso malgrado il lodevole lavoro fatto dalle autorità.
Nel contempo, la Caritas ci spiega che al Sud la povertà spinge più gli italiani che gli stranieri a cercare aiuto. Con un tasso di disoccupazione tra i giovani vicino al 40% e la loro diaspora verso l’estero (100 mila l’anno in media) rischiamo di bruciare questa generazione ed in parte anche il futuro della nostra Nazione.
E’ in questo senso che va interpretato il comportamento degli abitanti di Gorino, moralmente censurabile certo, ma anche da interpretare nelle cause. Se non si analizza questo rifiuto e ci si limita a facili condanne, rischiamo di avere altri 100 Gorino (facile profezia: la cronaca ci riporta continuamente episodi analoghi- ndr)in Italia nei prossimi mesi. Le cause risiedono nell’incertezza sul futuro, aggravato dalla sensazione che non vi sia un governo credibile dei flussi migratori. Va anche aggiunto l’effetto deleterio e disinformativo delle campagne mediatiche anti straniero…
Non c’è dubbio che il problema dei flussi è di natura europea ed internazionale: intanto perché in parte è conseguenza delle guerre in Medio Oriente, ma anche perché è dovuto ai gravi squilibri economici ed ambientali che colpiscono particolarmente l’Africa. Se non si interviene sulle cause, avremo un livello di sbarchi simile anche negli anni a venire.
E’ ovvio che data la natura globale del problema, esso non può essere affrontato solo dall’Italia. Le conseguenze della trasformazione del quadro migratorio in atto, porta al gonfiamento del numero di migranti irregolari con gravi conseguenze sul piano del dumping lavorativo e sociale. Non essendo ipotizzabile la deportazione massiva di centinaia di migliaia di persone, urge una risposta politica a livello italiano, ma soprattutto europeo”.