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Nel ragionare di previdenza integrativa continuiamo -come abbiamo fatto nello scorso numero di settembre- a partire dai dati e questi ci dicono che le forme di previdenza di origine contrattuale stanno mettendo radici.

La crescita, dal punto di vista delle adesioni, del patrimonio gestito e dei rendimenti, è costante come documentato dall’ultimo aggiornamento dei principali dati statistici riferiti al 31 dicembre 2016 pubblicato dalla COVIP (Commissione Vigilanza sui Fondi Pensione).

Iscritti

Il numero degli iscritti in Italia alla Previdenza Complementare alla fine del 2016 è di circa 7,8 milioni, cioè circa il 27,8% degli occupati, con un aumento del 7,7%,rispetto alla fine del 2015 e un aumento netto di 557 mila aderenti.

I fondi negoziali hanno avuto un incremento di 177 mila iscrizioni, con una variazione rispetto al 2015 del 7,3%, arrivando al 31 dicembre 2016 a quasi 2 milioni e 597 mila.

Certo il numero delle adesioni è inferiore alla somma di coloro che hanno scelto altre forme di previdenza integrativa, di cui di seguito diamo alcuni numeri.

I fondi pensione aperti hanno registrato una crescita di 108 mila iscrizioni, un aumento percentuale rispetto al 2015 del 9,5%, raggiungendo circa 1 milione e 259 mila adesioni.

I nuovi Piani Individuali Pensionistici (PIP) sono incrementati del 10,5%, arrivando a fine 2016 a 2 milioni e 867 mila unità, con  un incremento netto rispetto all’anno precedente di 271 mila unità.

Va tenuto però conto -nel considerare questi numeri- sia di circa due milioni di lavoratori autonomi, che ovviamente non possono aderire ai fondi di origine contrattuale e che utilizzano i Piani Individuali Pensionistici, sia di circa 650 mila aderenti ai fondi preesistenti e rimasti autonomi, sia di circa 620 mila lavoratori che hanno aderito a più forme di previdenza integrativa.

Posiamo, quindi, affermare che le adesioni ai fondi negoziali hanno una incidenza ben maggiore rispetto a quanto appaia a prima vista.

I rendimenti dei fondi negoziali: un aggiornamento dal Fondo Fonte.

A proposito della convenienza dei lavoratori ad aderire ai fondi negoziali, ripubblichiamo –aggiornandolo– lo “specchietto” pubblicato la volta scorsa riguardante Fonte, il fondo contrattuale del Terziario, della Distribuzione e dei Servizi, che mette in evidenza i notevoli vantaggi per i lavoratori che decidono di aderire al Fondo con tutto il loro TFR (trattamento di fine rapporto).

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Fondi negoziali, nuove conquiste contrattuali: il “caso” degli edili in una nostra intervista al segretario nazionale della Fenealuil, Emilio Correale.

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Caro Emilio, oggi si parla molto di “welfare contrattuale”, ma a nostro parere voi avete introdotto già da un pò di tempo una novità importante riguardante la previdenza integrativa, che, a mio parere, è bene sia maggiormente conosciuta. Ce ne puoi parlare?

“Volentieri. Innanzitutto dobbiamo partire dalla fase in cui è avvenuto il rinnovo del ccnl edile del 2014. Erano tempi duri e difficili, pesava la crisi del settore. Chiaramente per trovare una soluzione per il rinnovo del contratto bisognava pensare a metodi e contenuti innovativi.

Decidemmo, quindi, di dare un notevole spazio alla crescita della bilateralità. Questo in controtendenza rispetto ad una parte degli imprenditori che pensavano, invece, di risolvere la crisi ridimensionando la bilateralità, il premio APE (Anzianità Professionale Edile ) e le assistenze sanitarie integrative, tradizionalmente offerte dagli Enti paritetici.

Avete pensato, quindi, ad aumenti salariali in parte tradizionali, in parte utilizzando il welfare contrattuale.

“Esattamente. Ovviamente doveva essere un qualche cosa di concreto e di apprezzabile da parte dei lavoratori.

Si decise così di destinare una parte del nuovo salario, concordato con la trattativa, al Fondo di previdenza complementare di categoria, Prevedi.

Un’idea semplice, ma sicuramente di straordinaria prospettiva visto che, come spesso accade, subito è stata valutata anche in altri settori, per imitarne i benefici.

In che modo l’avete concretizzata?

Abbiamo provveduto ad aprire -per tutti i lavoratori edili- un conto previdenziale presso il Fondo Prevedi e il versamento, esclusivamente da parte dei datori di lavoro, di una quota mensile, il cosiddetto “contributo contrattuale”, di un importo che varia dagli 8 ai 20 euro mensili. Queste differenze sono dovute soprattutto ai livelli di inquadramento.

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Oggi i lavoratori iscritti in questa forma sono circa 643 mila (dati Covip). Le adesioni piene sono circa 37 mila e 800, di cui più di 2 mila sono il frutto del passaggio dal “contributo contrattuale” all’adesione piena (Tfr + il contributo del lavoratore e il contributo ulteriore del datore di lavoro).

Può sembrare poco, ma non lo è, soprattutto se si pensa sia alle caratteristiche del settore che alla profonda crisi che l’ha attraversato, che poi è la spia di quello che sta succedendo a tutta l’economia del nostro paese.

Ma le giuste basi sono state gettate e la ripresa economica, che sembra in arrivo, aiuterà certamente ad incrementare le adesioni “piene”.

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