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Il poeta che oggi presentiamo è originario di Salerno, ma è diventato a tutti gli effetti “cittadino toscano”, vivendo a Pistoia dal 1985, dove insegna lingua e letteratura italiana in un liceo linguistico.

Qui di seguito riportiamo alcune sue poesie tratte da La vita dei bicchieri e delle stelle, Campanotto Editore 2013. Ho iniziato a conoscere la sua opera a partire da un commento alla produzione poetica di Umberto Fiori, di cui abbiamo parlato due puntate fa.

Quello che più mi ha colpito è il senso della luce, che anima le cose grandi e lontane (le stelle), ma dà vita anche alle umili cose che usiamo tutti i giorni (i bicchieri, le posate, le sedie ecc.): un punto di vista molto originale e con suo fascino.

 

Se soffio forte, se urlo o se sussurro,

se scivolo, qualcosa cambierà

nell’universo? un atomo di sabbia

diventerà pianeta? il cinguettare

del cardellino chiuso tra la fronda

viaggerà tra le stelle sopra un’onda?

 *

La vita dei bicchieri e delle stelle,

tutta gentile e tutta risplendente

brillante di gas elio o detergente,

è quello che noi siamo e non sappiamo,

bagliore nello spazio quotidiano,

l’immediato presente e il più lontano,

è l’esistenza senza alcun confine

nell’universo, il gesto luminoso

della mano, il raggio che ci sfiora

e che si apparta, il cielo che rivela

la nostra carne terrena e siderale,

lo scompiglio del fiato universale.

… 

*

 Beati si addormentano i cucchiai

ripensando alle bocche, ai caldi abbracci

timidi e sorseggianti, orizzontali

percorsi per le labbra prominenti,

la franchezza dei denti, giovinezza

del gesto d’equilibrio della mano,

il lento approccio verso il fiato umano,

la molle cerimonia della lingua

che attende abbandonata e consenziente.

Si distendono col capo reclinato,

rigidi e curvilinei, conservati

nell’ombra dei cassetti, tra i colleghi,

le forchette i coltelli, addormentati.

 *

 

 *

 Lasciate il vino dentro il mio bicchiere,

così parlo di stelle e di comete,

scrivo d’amore, insomma le parole

sembrano scintillanti universali,

si trovano da sole, sanno loro

la strada da percorrere. Se invece

resto per troppo tempo a bocca asciutta

o bevo acqua coi sali minerali,

il the freddo magari, l’aranciata,

mi sento sano, guadagno in giovinezza,

ma perdo in ampiezza di vedute,

manovro in ristrettezza, non so altro

che offrirmi a malinconiche paludi,

dire frasi contorte e penitenti,

gentili balbettii di circostanza.

Se scelgo l’acqua fresca o la spremuta,

sto certo meglio, ma faccio scena muta.

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