Fine settembre dello scorso anno è stata un’occasione gradita per un ritorno a Genova, città originale e fiera, che dietro ogni angolo rivela, se la si sa guardare, un suo particolare e vario modo di essere.
Per la mia generazione, poi, era una delle città principali di un “tour domestico” (per chi non era benestante o “borghese” andare all’estero era assolutamente impensabile) che comprendeva le grandi città del centro-nord d’Italia.
I 15 anni compiuti dalla rivista della Uiltucs Liguria – PARTECIPARE- mi hanno dato l’occasione e permesso di aggiungere altri tasselli nella ricerca della comprensione del carattere e della bellezza di questa città, con i piedi sul mare ma addossata e protetta dalla montagna.
Ne ho tratto lo spunto per cercare di trasferire qualcosa di questa mia esperienza in alcuni versi, che pubblico in questo numero del sito. A lato delle poesie ho anche il piacere di riportare l’email di una cara amica genovese.
Fine settembre a Genova
I
Non è mai banale Genova, neppure
nei suoi palazzi dai balconi arrotondati,
addossati alle colline
come al petto di giganti.
Oltre la ferrovia,
l’allegro brusio della piazza
schiarisce la sera e sembra quasi
una sfida al domani che viene,
alla prossima burrasca.
II
Genova è come un’arnia,
il suo miele è nel profondo.
Per conoscere un poco i suoi segreti
tra i vicoli, alti e stretti, cammina.
Aspro e in salita è il percorso,
qui dove il mare
ora è solo un sogno.
Ma, come per miracolo, ad un tratto,
bianca, marmorea, splendente
s’apre la piazza.