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Anche recentemente una mia amica ha sottolineato, con una certa meraviglia, il fatto che nei miei versi si possa leggere, e non sempre solo in filigrana, la mia vita, i miei pensieri e i miei sentimenti, messi a disposizione di tutti.

Ma questo è il prezzo che tutti gli “scrittori”, soprattutto di poesie, devono necessariamente pagare.

A conforto di quanto sto dicendo, non solo il fatto che seguire strade opposte mette facilmente a rischio di insincerità, di contraffazione , insomma di scrivere qualcosa che, alla fine, suona come una moneta falsa.

Franco Loi, dall’alto della forza e bellezza della sua scrittura (un “assaggio” lo potete trovare nell’ultimo numero del sito) lo dice molto meglio di me e questo è uno dei motivi per cui è bene ascoltare e riflettere attentamente sulle sue parole:

  1. Solo se amore.

“Scrivere, dipingere, far musica, esigono soprattutto un grande amore. Poi un grande abbandono a se stessi. Avere la coscienza che la parola che dico è la parola mia, del mio mondo, della mia emozione, della mia espressività, e lo è in modo insostituibile. Perché se scrivo un verso è il mio verso…(1)…

La poesia è importante perché attraverso essa noi diamo valenza a qualcosa che magari non sarebbe stato neanche notato, e possiamo essere certi che, qualsiasi cosa facciamo o diciamo, c’è chi l’ascolta. Perché c’è qualcuno che ha dentro di sé, quel mondo, quelle esperienze, quelle emozioni del mondo. Allora il nostro atto d’amore diventa importante anche per gli altri, perché consente loro di allargare la loro propria coscienza, il campo della loro propria possibilità emozionale, di ampliare la visione”.

  1. I versi sono ritmo e melodia, ma anche grido e protesta.

C’è un rapporto preciso tra versi e contenuti. Il poeta ha in testa un particolare ritmo o melodia, ma anche, aggiungo, un grido, una protesta incalzante. Loi ci spiega il senso e dà una sua personale interpretazione della scrittura in versi:

“Il verso perché si chiama “verso”? E perché il mondo si chiama “universo”? “Universo” significa che tutto va verso l’unità, “uno” – “verso”, cioè l’espressione del movimento “verso”. Verso l’unità delle cose, e il poeta sa perfettamente che tutte le cose sono in relazione fra loro, le cose lontane e le cose vicine, tant’è che una delle grandezze della poesia è l’accostamento delle cose più disparate, apparentemente lontanissime eppure messe insieme in modo plausibile. Entrare in rapporto con le cose attraverso un verso significa anche che mi muovo “verso” l’altro. La direzione di un verso è quindi nella direzione del proprio essere, dell’altro e di Dio. Perché quando nasce la parola “verso” e si parla dell’ “universo” si parla, in fondo, dell’unità di tutte le cose in Dio”.

Il verso, dicevamo, è anche melodia. Difatti:

“L’etimo di versus è un radicale indoeuropeo che fa ver che significa melodia. Plinio ne accenna quando parla del canto degli uccelli, e infatti si tratta di un’origine etimologica che avvicina al canto, alla melodia appunto. Il verso ha quindi una funzione di movimento verso e anche una funzione di canto, melodia. La sonorità della parola e il suo ordine rientrano in questa idea di verso.

Quanto ai contenuti, potete metterci quello che volete. Dante parla di tutto, ma il vero contenuto è l’emozione che ha saputo trasmettere…

  1. I versi sono vita: ragione ed emozioni.

“Nel mezzo del cammin di nostra vita…” può sembrare un modo ragionativo, ma entrando dentro ci sono valori straordinari, riferimenti importantissimi. Dentro una cassa armonica, una gabbia sonora che era la più adatta per lui, perché corrispondeva a lui e al suo respiro, lui ha messo di tutto: dalla filosofia che esprime S. Bernardo, alla guerra, all’amore. In un certo senso, si potrebbe persino dire che i contenuti sono indifferenti alla poesia, e il poeta sente l’allegrezza della poesia proprio perché è indifferente il contenuto, ha rilevanza per il nostro “io” e per la nostra esperienza, ma il vero contenuto è l’emozione che sappiamo trasmettere e tutti i sensi riposti che sono nella poesia”.

Anche questa volta abbiamo messo tanta “carne al fuoco”: le parole non sono tante, ma, come le poesie, vanno lette lentamente e devono entrare dentro di noi per arricchirci nello spirito e farci crescere.

 

(1) ”Versi per fare vasto il mondo”, Franco Loi, Il Sole 24 Ore, 6 settembre 2015.

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