Nel bel mezzo del nostro dibattito sul logorio della “parola” all’interno della rete e, in particolare, sul mantenimento della sua “integrità” e capacità di significare anche quando viene utilizzata nei social network, arriva una incredibile dichiarazione di Mark Zuckerberg, “mister Facebook”: facciamo del 2015 “l’anno dei libri”!
Avete capito bene: serve un correttivo al continuo “svolazzare” e navigare tra un sito ed un altro, tra foto e battute mandate dagli “amici” su un social network, tra clip sui “gattini” o “gag” alla Jerry Louis.
Bisogna leggere, questo il messaggio: almeno due libri al mese con un impegno, quindi, notevole -diciamo noi- di tempo e di riflessione.
Sta per fare, quindi, la comparsa un gigantesco “club del libro”? Si tenga presente che, in tutto il mondo, Facebook ha più di un miliardo di iscritti con una media di stazionamento nelle pagine di circa quaranta minuti.
Sul social network è comparsa la pagina “Year of books”, che ha già raccolto in un giorno quasi 74mila “mi piace”.
“Una proposta che –annota Elena Stancanelli su La Repubblica del 5 gennaio scorso- se fatta da un intellettuale della vecchia Europa, un premio Nobel dai capelli bianchi, un insegnante di liceo, sarebbe stata spernacchiata… Invece Mark Zuckerberg…non si è preoccupato di essere retorico o controproducente. Ha chiesto ai suoi utenti di aiutarlo, di fare proposte, di segnalare libri interessanti. La prima l’ha fatta lui proponendo un saggio, pubblicato anche in Italia, da Mondatori, La fine del potere…scritto da un autore venezuelano, Moises Naim”.
Dopodichè verrà aperta una chat line, cui parteciperà personalmente. Ma non intervenite se non avete letto il libro, ha ammonito!
Come sottolinea Luca Buzzetti sul sito Focustech.it, Mark ha anche lanciato “una professione di fede nella pratica della lettura: «Trovo che i libri rispondono perfettamente alla richiesta di arricchimento intellettuale di una persona. I libri permettono di esplorare un soggetto e di immergersi in esso con molta più profondità di quanto sia possibile fare con ogni altra forma mediatica oggi».
Sembra di ascoltare la voce della coscienza –sottolinea Buzzetti- praticamente un’abiura, per chi ha aiutato a sconvolgere la lingua scritta nella sequela telegrafica di parole sincopate che affollano le pagine di Facebook”.
Nel programma di Zuckerberg la lettura si dovrà concentrare “sull’apprendimento di nuove culture, credi storie e tecnologie. Suggerimenti per nuovi libri da leggere sono sempre benvenuti”.
Ebbene, modestamente, anche noi abbiamo dei suggerimenti da fare per la lettura: non solo saggi o romanzi, ma, perché no, anche la poesia.
Sicuramente servirebbe a scavare, a penetrare più profondamente nella realtà che viviamo, sia personalmente che collettivamente. Sicuramente ci aiuterebbe ad aprire una dialettica tra una riflessione, che è sempre molto personale, e l’agorà, la piazza sia fisica che virtuale, dove entriamo in contatto e dove scambiamo le nostre idee con gli altri.
Sicuramente più ci arricchiremo personalmente e più ci arricchiremo nello scambio con gli altri!