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combattere la povertà:il piano c’è, ma mancano i soldi! 

Questo articolo, come anche il seguente sull’immigrazione, sono stati scritti prima della crisi di governo seguita alla vittoria dei “no” al referendum costituzionale, ma conserva tutta la sua attualità sia perchè la legge di stabilità 2017 è stata approvata con i limiti che qui si denunciano sia perchè i problemi non risolti , comunque, sono destinati a farsi sentire nella nostra vita quotidiana.

L’annuncio era arrivato in pompa magna con un’intervista del ministro Poletti a La Repubblica (1), cui veniva dato un grande rilievo. Il titolo parlava da solo: “reddito minimo di 320 euro al mese per un milione di poveri”!

Benissimo, finalmente il ministro del lavoro aveva dato un segno di grande vitalità: i dati sulla povertà assoluta e relativa sono in crescita, bisognava reagire non con provvedimenti di pura e semplice emergenza, ma con un piano pluriennale.

Ma non saranno ritoccati gli attuali ammortizzatori sociali, per cui ci sarà semplicemente una partita di giro? -domanda l’intervistatore, ma a questo Poletti replica sicuro: no, gli attuali trattamenti non saranno toccati. Infatti il ministro aveva già provveduto a tagliare “drasticamente” sia la Cigs in deroga (abolita a partire dal 1° gennaio 2017) che quella normale, mentre il nuovo trattamento di disoccupazione, la “Naspi”, darà una copertura estremamente limitata!

Nell’intervista si assicurava che si sarebbe arrivati ad introdurre un vero e proprio reddito minimo: la partenza sarebbe avvenuta nel 2017, ma già nel 2016 dovevano essere messi a disposizione almeno 600 milioni.

Molti mesi sono passati, di soldi non se ne sono visti, il famoso piano “slitta” al 2018. Anche il “moderato” Corriere della Sera non può far meno di intervenire con il più autorevole editorialista, Ferruccio De Bortoli (2), che prima loda il governo Renzi, dandogli atto che “uno dei meriti del governo Renzi è quello di aver avviato, già con la precedente legge di stabilità e con una delega approvata per ora dalla sola Camera, una seria lotta alla povertà in Italia. Non era mai accaduto prima in maniera così organica”.

Ma poi non può far meno di constatare che “l’impegno del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, di aumentare già dall’anno prossimo lo stanziamento, da 1 a 1,5 miliardi, per avviare un piano nazionale contro l’indigenza assoluta, è slittato al 2018. Osservatori maligni (non mancano mai) sostengono che i poveri non hanno lobby“.

E così anche Poletti, nel tentativo di rilanciare il suo ruolo, non è sfuggito alla moda o, per meglio dire, al vizio proprio di una certa classe politica oggi, di “fare spettacolo”, di sbandierare piani che in realtà sono tali solo sulla carta.

Ma così non si educa e non si fa del bene al paese. I nodi irrisolti si presenteranno presto come cambiali da pagare.

Lo vedremo anche nel prossimo articolo, quando parleremo dell’emergenza immigrazione.

(1) Roberto Mania, La Repubblica, 1 febbraio 2016.

(2) Il Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, 24 ottobre 2016

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ALCUNI DATI SULLA POVERTA’ IN ITALIA

Povertà assoluta (3)

Famiglie

Persone

Anno 2014

1 milione 470 mila

4 milioni 102 mila

Anno 2015

1milione e 582 mila

4 milioni e 598 mila

(3) …Vengono definite delle soglie che rappresentano i valori rispetto ai quali si confronta la spesa per consumi di una famiglia al fine di definirla o meno in condizione di povertà assoluta. Ad esempio, per un adulto (di 18-59 anni) che vive solo, la soglia di povertà assoluta -per il 2015- è pari a 819,13 euro mensili se risiede in un’area metropolitana del Nord, a 734,74 euro se vive in un piccolo comune settentrionale, a 552,39 euro se risiede in un piccolo comune del Mezzogiorno. Fonte:Istat.

Da questi valori monetari in giù non si è in grado di soddisfare le proprie condizioni essenziali di vita.

Povertà relativa (4)

Famiglie

Persone

Anno 2014

2 milioni 654 mila 

7 milioni 815 mila

Anno 2015

2 milioni 678 mila

8 milioni 307 mila

(4) La soglia di povertà relativa per una famiglia di due componenti è posta pari alla spesa media mensile per persona nel Paese; questa è risultata nel 2015 pari a 1.050,95 euro (+0,9% rispetto al valore della soglia nel 2014, pari a 1.041,91 euro). Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa mensile pari o inferiore a tale valore vengono classificate come povere.

statistica-poverta

Fonte: Istat. Elaborazione grafica: Il Sole 24 ore.

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