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5 Marzo, è finita quella che abbiamo definito la “politica dell’azzardo”, supportata da particolari sistemi elettorali, ma … (seconda e ultima parte).

di Antonio Vargiu

La nuova “geografia” delle forze politiche in Italia

I risultati del 5 marzo hanno dato un esito chiaramente “tripolare”, cosa assolutamente inedita per il nostro paese. Questo “tripolarismo”, in estrema sintesi, è articolato in:

  1. un partito/movimento, 5 stelle, che ha ottenuto il 32,5% di consensi;
  2. una coalizione, quella di centro destra, che ha ottenuto il 37%, ma che ha affidato il ruolo di leader al primo partito della coalizione stessa (la lega, 17% dei voti);
  3. un partito, il PD, con il 18,7% di consensi.

 

Il “disorientamento iniziale” delle forze politiche in ascesa e le minacce al garante delle regole costituzionali.

 

Ma, almeno inizialmente, i leader delle due formazioni in crescita si sono comportati come se si fosse rimasti al sistema maggioritario e, in qualche modo, pretendevano di avere una specie di premio (del tutto inesistente).

 

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Salvini proclamava il suo “diritto-dovere” di governare, Di Majo da parte sua affermava che il “premier” lo doveva fare lui. Tutti e due, però, non avevano una maggioranza parlamentare, come è stato chiaramente loro spiegato dal presidente della Repubblica.

La prima loro reazione, però, –dobbiamo tenerlo bene a mente– è stata quella di forzare la mano per una “persuasione extra istituzionale”, rivolta nei confronti del garante della Costituzione.

Salvini minacciava -nel caso in cui l’incarico a formare un governo fosse dato ad un “tecnico” (nel caso Cottarelli) di organizzare “una passeggiata su Roma”.

Come scrive “La Stampa (1):  “Certo, bisogna rispettare sempre le indicazioni del Presidente eccetera eccetera, ma farò di tutto perché non accada questa presa in giro». Per Salvini la regola numero uno in democrazia è rispettare il voto degli italiani: «Significa far ragionare i primi due arrivati, i terzi restano invece in panchina. Non mi sembra che sia corretto che governino secondi e terzi e i primi restino fuori. Se qualcuno prova a fare una cosa del genere ci troviamo a fare una passeggiata a Roma».  

Molto probabilmente si tratta di una gaffe, ma parlare di passeggiata a Roma alla vigilia del 25 Aprile, festa della Liberazione, rimanda alla marcia su Roma di Benito Mussolini”.  

 

I”5 stelle”, per non essere da meno, arrivavano addirittura a parlare di messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica: “il capo politico del Movimento 5 stelle è intervenuto telefonicamente a Che tempo che fa per essere intervistato da Fabio Fazio e dire: “Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione“ (2).

 

Alla fine, però, si sono convinti di essere entrati in un sistema proporzionale,  in cui governa chi riesce a coalizzare i partiti e a formare una maggioranza parlamentare.

 

I sistemi elettorali e le nuove forze politiche.

 

La prima asserzione che si è rivelata “falsa” sia da parte della Lega che da parte dei “5 stelle” è quella relativa al “mandato degli italiani”.

Prima delle elezioni, se c’era una cosa che sembrava non solo improbabile, ma addirittura assurda, era la possibilità di una alleanza tra il “movimento”, che voleva governare da solo (i famosi “vaffa…” rivolti a tutti), e la Lega, che si presentava come alleato nientemeno che con Berlusconi, il rappresentante per eccellenza di tutta la “vecchia politica”. Quindi, di quale mandato si parla?

Ora possiamo dirlo: il sistema elettorale che i “5 stelle” avrebbero dovuto appoggiare era l’Italicum, predisposto da Renzi quando riteneva -come Pd- di poter mantenere la posizione di primo partito.

Con il senno di poi anche la Lega avrebbe dovuto sostenere un analogo sistema.  Salvini, infatti, sembra ora guadagnare terreno su tutti con le sue “uscite” isolazioniste e contro gli emigranti, ben propagandate sia su tutte le televisioni private e di Stato (la passata presenza di Berlusconi -quando era al suo apice- sembra impallidire) che su tutti i “social media”,.

Ma, come abbiamo visto nei precedenti articoli, la Corte Costituzionale lo ha bocciato, per l’evidente sproporzione tra eventuali risultati elettorali ottenuti da un singolo partito e il premio di maggioranza previsto.

Qualche breve considerazione

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A conclusione di tutto il ragionamento sui sistemi elettorali, possiamo dire:

  1. a) in Italia, negli ultimi anni, abbiamo speso moltissimo tempo a discutere di sistemi elettorali, con l’aggravante che l’ultima tendenza è stata quella non di definire a larga maggioranza le “regole del gioco”, ma quella di cucirsi un “abito su misura”;
  2. b) la realtà dovrebbe averci insegnato che è il clima politico e sociale che orienta le scelte degli italiani, rispetto alle quali ben poco possono le “tecniche elettorali”, a patto ovviamente che si vogliano rispettare le regole costituzionali;
  3. c) da un punto di vista sostanziale rimangono elementi di crisi: sembra infatti che qualche forza politica fatichi non solo a conoscere, ma a capire come funziona una democrazia parlamentare come la nostra: basti pensare all’ultima uscita di Salvini sul rapporto tra “parlamentari” e giudici (“sono più importante perchè io sono stato eletto dagli italiani e loro no”), non conoscendo o facendo finta di non conoscere che il fondamento della nostra democrazia è la “divisione dei poteri”: legislativo, esecutivo, giudiziario.

Alla fine però quello che rimane essenziale per la difesa dei nostri principi democratici è la partecipazione dei cittadini, come impegno non solo individuale, ma anche come  facenti parte di associazioni, movimenti e corpi intermedi.

 

 

(1)  La Stampa on line, 24 aprile 2018, “Salvini alza i toni e sfida il Colle “Pronti a passeggiare su Roma””.

(2)  Il Fatto quotidiano, 27 maggio 2018. ” Governo, Di Maio: “Occorre impeachment Mattarella per evitare reazioni della popolazione. Poi si torna al voto”.

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