Un nuovo anno è iniziato. Di solito è il momento di fare bilanci e propositi per il futuro. Nel nostro piccolo vogliamo, di nuovo. gettare uno sguardo al rapporto tra la parola, il suo valore e gli strumenti che utilizziamo per diffonderla. Se mi si consente un paragone, come mantenere pura e fresca l’acqua pur dovendola mettere in un qualche contenitore.
Siamo, quindi, di fronte a una missione “quasi” impossibile? Probabilmente sì. Guardandomi allo specchio (un esercizio che fa sempre bene a tutti!), posso dire di essere uno scrittore di versi “dilettante” (ma non certo a digiuno delle “tecniche” necessarie per scrivere).
Questa definizione marca una differenza rispetto ai poeti che potremmo chiamare “professionisti”: definizione da non collegare, certo, ad un giudizio negativo. Anzi. Il poeta “professionista”, per me, è quello che, per il proprio lavoro (professore di letteratura, traduttore ecc.), ha a che fare con lo scrivere versi e con le sue tecniche. Inoltre, i suoi scritti hanno un circuito che, pur non essendo in Italia molto grande (vi rimando ad alcune riflessioni fatte nelle “puntate” precedenti), ha comunque una sua consistenza e libera l’autore dal compito di organizzare la propria distribuzione.
Viceversa, il mio compito è quello di scrivere e di trovare i modi per diffondere quello che scrivo, il chè significa, come sanno bene tutti coloro nelle varie strutture (aziendali, associative, ecc.) svolgono compiti organizzativi, lavorare per ottenere certi risultati, perchè di spontaneo non c’è praticamente niente.
Ecco allora che il “non professionista” deve utilizzare gli strumenti dell’oggi per poter comunicare: essenzialmente la “rete”. Da qui nasce il mio sito/blog, che tendenzialmente si colloca fuori dalla “piazza elettronica”, che sono sostanzialmente i “social network”.
Ma qui inizia la discussione con i miei amici (anche se poi stentano a mettere le loro riflessioni nero su bianco, anche se hanno a disposizione nel sito l’apposito format).
Il punto è questo: è possibile ignorare i luoghi di incontro e di comunicazione sociale in rete, sapendo che, oltretutto, questi stanno avendo anche una loro diversificazione ed evoluzione? Intendiamo parlare, naturalmente, di facebook, di twitter e, ultimamente sempre di più, di whatsapp.
La risposta è certamente no, perchè altrimenti il rischio è di essere tagliati fuori dalle varie “community”. Ma come entrarci ed utilizzarle? Qui le opinioni sono varie. Ne continueremo a parlare nella prossima “puntata”. Nel frattempo saranno gradite le vostre opinioni (anche scritte!).