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10- La Uiltucs prende posizione: la manifestazione di Torino (22 ottobre 2002).

Di fronte a questa grave frattura sindacale, la Uiltucs reagisce: da una parte non aveva certo gradito l’accordo sui contratti a termine stipulato dalla propria confederazione e dalla Cisl, che di fatto diminuiva il suo potere contrattuale su questa materia, dall’altra riteneva non accettabile trasferire il conflitto sul piano politico e dava -sul piano meramente sindacale- un giudizio di accettabilità del “patto per l’Italia”.

La Uiltucs indice, quindi, una manifestazione nazionale al Teatro Colosseo di Torino sul tema, che è anche un programma, “Rappresentanze politiche e rappresentanze sociali, le affinità del pensiero nella distinzione dei ruoli”.

La presenza delle strutture e dei delegati è massiccia: il Teatro trabocca, sono presenti molti esponenti confederali della Uil e rappresentanti di altre categorie. Prendono la parola i segretari dei principali partiti di opposizione: Fassino per i Pds, Rutelli per la Margherita, Boselli per lo Sdi.

Pezzetta, segretario generale della Uiltucs Piemonte, chiarisce che la Uiltucs ha condiviso “la sottoscrizione dell’accordo del 5 luglio, impropriamente definito, Patto per l’Italia, perchè lo ha ritenuto il migliore possibile in quel momento dato, per sventare l’attacco ai diritti dei lavoratori, per incidere positivamente sul  reddito dei lavoratori e dei pensionati, per impegnare il governo su un programma di sviluppo… La Uiltucs ha, quindi, ritenuto la firma dell’accordo un compito ed un dovere sindacale connesso esclusivamente alla funzione sociale che il sindacato è tenuto a svolgere, qualunque sia il governo, qualunque sia la controparte”.

Boco, segretario generale della Uiltucs, incalza: “Noi abbiamo denunciato e continuiamo a denunciare l’irresponsabilità del Governo e della Confindustria. Il nostro paese è stato gettato per mesi in una situazione di aspro conflitto sociale mentre ben altre urgenze avrebbero dovuto essere affrontate…  Con l’accordo abbiamo respinto l’attacco all’art.18 dello Statuto, riducendone la portata ad una sperimentazione limitata nel tempo e negli effetti. Abbiamo vincolato il governo al rispetto degli impegni presi…sulla riduzione del prelievo fiscale a carico delle fasce di reddito inferiori ed abbiamo cercato di avviare la riforma degli ammortizzatori sociali, di cui tutto il mondo del lavoro ha bisogno, ma soprattutto una categoria come la nostra. E abbiamo cercato di conseguire un impegno concreto per il Mezzogiorno… Per questi motivi non abbiamo condiviso lo sciopero del 18, anche se, a differenza di altri, rispettiamo la scelta di quanti hanno deciso di aderirvi. Ci auguriamo però che questa sia stata l’ultima iniziativa unilaterale adottata da una Confederazione: abbiamo bisogno tutti di riscoprire le ragioni della collaborazione e dell’unità”.

Riprendiamo l’articolo del Corriere della Sera prima citato, perchè, anche se certo lontano da simpatie per le organizzazioni sindacali, fa un bilancio della vicenda da un punto di vista di un osservatore esterno:

” Che cosa resta del Patto per l’ Italia un anno dopo? Certamente molte cose sono ancora da realizzare. Per esempio, la modifica dell’ articolo 18 è ancora ferma in Parlamento. Con essa, l’ aumento dell’ indennità di disoccupazione. La lotta al sommerso non ha dato praticamente risultati: a fine maggio il fisco ha incassato 13 milioni di euro dopo averne spesi 6 per la campagna di comunicazione. Ma un po’ di sgravi fiscali sono arrivati con la Finanziaria. E anche un po’ di fondi per il Sud. La riforma Biagi è passata e ora, dice la Confindustria, il mercato del lavoro italiano è il più flessibile d’ Europa. Cisl e Uil non sono proprio soddisfatte, ma probabilmente digeriranno tutto. La Cgil resta contraria, ma qualcosa di molto importante è successo. Cofferati ha lasciato il posto a Guglielmo Epifani e il più grande sindacato è rientrato nel gioco. Qualche settimana fa ha firmato con Cisl, Uil e Confindustria un accordo per la competitività… Nel sindacato la frattura non si è ancora del tutto ricomposta, ma c’ è di nuovo il reciproco rispetto. Sembra tornato tutto al suo posto. Ma niente invece è come prima. Lo strappo del 5 luglio 2002 è stato un nuovo spartiacque, dopo l’ accordo dell’ estate 1993. E, come nella politica il maggioritario ha costretto i partiti a schierarsi, anche nelle relazioni industriali il consociativismo non è più l’ unica regola (Enrico Marro, Sergio Rizzo L’intesa un anno fa- 4 luglio 2003).

 

11- Il bipolarismo politico come condizionamento degli interventi normativi in campo sociale.

Ormai è chiaro che il modo di affrontare le problematiche  sociali e i rapporti con le organizzazioni sindacali è fortemente condizionato dalle diverse maggioranze politiche che si succedono al governo del paese.

In più le divisioni sindacali si presentano come assai difficili da ricomporre.

“Il problema -scrive Michel Martone (5)-  è che, all’ambizioso compito di contribuire attivamente alla modernizzazione del mercato del lavoro, il sistema sindacale confederale si presenta diviso. Alcuni sindacati sono favorevoli, altri contrastano la riforma in ogni sede, anche contrattuale. Tutti…partecipano ai “tavoli negoziali” ma ormai l’unità sindacale si è incrinata e il governo non sembra intenzionato a favorire una ricomposizione del fronte sindacale, come dimostrano le vicende che accompagnano la sottoscrizione dell’accordo interconfederale sul contratto di inserimento, o quelle relative al contratto collettivo separato dei metalmeccanici.

Comincia, così, una complessa stagione di relazioni industriali, segnata da continue divisioni, spaccature e contrasti tra sindacati confederali. Divisioni che trovano «terreno fertile» nella nozione di «sindacato comparativamente più rappresentativo».La legge Biagi diviene oggetto di dibattito politico, anzi di una «guerra di religione»… Secondo alcuni sarebbe il simbolo della «precarizzazione del lavoro» per altri, è «veicolo di occupazione» e«strumento di modernizzazione del mercato del lavoro». Sicuramente è una riforma incompleta perché mancano ancora lo Statuto dei lavori e la riforma degli ammortizzatori sociali ovvero la contropartita sindacale del Patto per l’Italia…

… l’Europa attraversa una difficile congiuntura economica che si fa sentire soprattutto in Italia: sono gli anni della «crescita zero».

In questo contesto le parti sociali, deluse dagli esiti dell’azione concertata,tentano di contrastare la stagnazione per altre vie e, ritrovata la concordia, tornano ad interessarsi di tematiche di carattere generale. Questa volta, però, lo fanno senza il governo, con toni «polemici»,consapevoli che non ci sono più risorse pubbliche da utilizzare. Nel luglio 2003 è sottoscritta l’intesa sulla competitività e il novembre dell’anno successivo quella sul rilancio del mezzogiorno. Entrambe hanno la forma dell’accordo quadro,riguardano questioni di interesse generale e mirano a «stimolare» dall’esterno

l’azione di governo. Sotto altro profilo, si registra un diffuso ricorso alla concertazione locale mediante la sottoscrizione di patti per lo sviluppo e contratti d’area”. Il governo, dal canto suo, accantonata la concertazione, procede in autonomia e sul finire della legislatura torna ad affrontare la questione previdenziale. Viene così emanata la L. 23 agosto 2004,243, che introduce il famigerato “scalone” prevedendo, come una bomba ad orologeria, l’innalzamento dell’età pensionabile da 58 a 60 anni a partire dal 1° gennaio 2008…

E così, al termine della legislatura, risulta ancora «inattuata la maggioranza delle misure prospettate nel Patto per l’Italia come elemento di scambio nei confronti dei sindacati firmatari».

L’azione riformatrice di modulazione ed estensione delle tutele si è incagliata sullo scoglio della flessibilità in uscita. L’ambizioso disegno immaginato nel Patto per l’Italia resta incompiuto…”.

Nel 2006 si svolgono le elezioni politiche e la maggioranza di centro destra viene ribaltata: vince, ma di stretta misura il centro sinistra. Si forma un nuovo governo Prodi, torna alla ribalta il metodo della concertazione e si giunge al Protocollo del 23 luglio 2007 su “Previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibili”: è un vero e proprio programma, in cui sono previste diverse riforme in tema di “previdenza, mercato del lavoro, ammortizzatori sociali, competitività, occupazione giovanile e femminile”. Tra i primi provvedimenti c’è l’abolizione del famigerato “scalone Maroni” sulle pensioni.

E’ da sottolineare come il testo dell’accordo sia stato sottoposto a consultazione sindacale ed approvato da una “consultazione certificata”tra lavoratori, pensionati, giovani e precari. I votanti complessivi sono stati: 5.115.054; i voti favorevoli l’ 81,62%.

Nella legge sono contenute diverse deleghe al Governo da esercitare, congiuntamente alle parti sociali, entro 12 mesi. Oltre a un maggior peso della contrattazione collettiva nella gestione delle tipologie contrattuali “non standard” e ad una incentivazione alle stabilizzazioni è prevista una riforma degli ammortizzatori sociali in due tempi :

  • interventi immediati che migliorano l ’ indennità di disoccupazione
  • interventi a regime (legge delega) volti a garantire l’universalità delle tutele.

Ma solo il primo tipo di interventi viene effettivamente realizzato. Vengono promossi incentivi alla contrattazione di secondo livello (aziendale e territoriale) e previste quattro leggi delega (da esercitare congiuntamente alle parti sociali) su:

– riordino incentivi all ’occupazione

– potenziamento servizi per l ’impiego

– riordino apprendistato

– riordino della normativa sul lavoro femminile (6).

 

Anche il 2008, nonostante polemiche di vario tipo, si apre all’insegna della concertazione, anche perchè il governo conta di poter fare affidamento su un maggior gettito fiscale, il cosiddetto “tesoretto”. Questo mentre Cgil Cisl e Uil, questa volta unitariamente, sembrano vicino ad un accordo sul sistema contrattuale con la Confindustria, guidata da Montezemolo. Ma la situazione si complica: a livello sindacale, dove, nel corso di un duro scontro con Federmeccanica per il rinnovo del ccnl metalmeccanici, rischia di aprirsi una grave spaccatura tra Fim Cisl e Uil da una parte e Fiom Cgil, dall’altra.

In questa situazione, già di per di sè complicata, viene a cadere la crisi del governo Prodi, con la conseguente indizione di elezioni anticipate. Il risultato è quello di un ennesimo ribaltamento politico: vince il centro destra con una maggioranza molto ampia.

Si torna, quindi, al metodo del “dialogo sociale”: il governo si riserva in ogni caso di decidere, anche senza accordo con le parti sociali. Così avviene per quanto riguarda la manovra finanziaria per la stabilizzazione dei conti pubblici nel triennio 2008 – 2010. In particolare i sindacati contestano l’inserimento di un tasso di inflazione programmata troppo al di sotto di quella prevedibile (con conseguenze negative -ad esempio- sui rinnovi contrattuali).

Ma qui arriva la crisi economica, la più lunga e grave da quella del ’29, scatenata dallo scoppio della “bolla finanziaria” negli Stati Uniti, che in Europa sta causando ferite economiche e sociali difficili da rimarginare.

Nel 2009 c’è ancora tempo per una riforma della contrattazione, poi siamo nell’attualità.

E’ finita, quindi, questa storia, molto sintetica, della concertazione, ma in realtà è finita anche la concertazione stessa. Il metodo è servito, soprattutto in una prima fase, ad affrontare in maniera positiva i gravi problemi del Paese e dare un contributo alla loro soluzione con l’apporto di tutti. Poi questo metodo ha subito un deterioramento ed è entrato in crisi. Sul perchè e sul che fare oggi dal punto di vista di un sindacato che crede nelle forze produttive e in una mediazione degli interessi, compresi ovviamente quelli dei lavoratori, lo vedremo in alcuni articoli che appariranno nei prossimi numeri.

Ultima considerazione: tutti gli accordi hanno sempre previsto una definizione (o “manutenzione”) del sistema contrattuale, per adeguarlo alle situazioni economiche e sociali che si venivano via via presentando. Questo per esplicito impegno ed interesse dei governi che li patrocinavano.

Ora questo non esiste più: si rischia, quindi, di andare in mare aperto, ma senza una bussola!

 

(4) Michel Martone, op.citata.

 

(5) Qui si riportano più in particolare i provvedimenti previsti dal Protocollo:

 Part Time

– Incentivi ai part -time “lunghi” e ai part-time per motivi di cura:

saranno incentivati i contratti a tempo parziale con orario giornaliero elevato e le trasformazioni, anche temporanee, di rapporti a tempo pieno i n rapporti a tempo parziale su richiesta di lavoratrici o lavoratori per compiti di cura;

– Clausole elastiche e flessibili:

l’esercizio da parte del datore di lavoro del potere di variare in aumento la durata della prestazione lavorativa (clausole elastiche), nonché di modificarne la collocazione temporale (clausole flessibili) viene ricondotto alla sola contrattazione collettiva. Il preavviso viene aumentato da 2 a 5 giorni.

– Diritti di precedenza per il ritorno a tempo pieno:

si stabilisce il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo pieno per i lavoratori che abbiano precedentemente trasformato il rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale.

– Priorità nella trasformazione in part -time per problemi sanitari e di assistenza:

  1. a) nel caso di patologie oncologiche che riguardino coniuge, figli o genitori;
  2. b) nel caso in cui il lavoratore assista una persona convivente con invalidità pari al 100 per cento, con connotazione di gravità;
  3. c) nel caso di figlio di età non superiore a 13 anni o portatore di handicap.

Apprendistato

Il Governo adotterà uno o più d.lgs., entro 12 mesi, previa intesa con le regioni e le parti sociali, nel rispetto di alcuni principi e criteri direttivi:

  • rafforzamento del ruolo della contrattazione collettiva ;
  • individuazione di standard nazionali di qualità della formazione in materia di profili professionali e percorsi formativi, certificazione delle competenze, validazione dei progetti formativi individuali e riconoscimento delle capacità formative delle imprese, anche al fine di agevolare la mobilità territoriale degli apprendisti mediante l’individuazione di requisiti minimi per l’erogazione della formazione formale;
  • con riferimento all’apprendistato professionalizzante individuazione di meccanismi in grado di garantire la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni e l’attuazione uniforme ed immediata su tutto il territorio nazionale;
  • adozione di misure volte ad assicurare il corretto utilizzo dei contratti di apprendistato.

 

Interventi immediati:

  • aumento durata della indennità ordinaria di disoccupazione a 8 mesi per i lavoratori fino a 50 anni e a 12 mesi per i lavoratori con più di 50 anni;
  • aumento dell’importo della stessa indennità al 60% dell’ultima retribuzione per i primi 6 mesi, al 50% per il 7° e 8° mese, al 40% per gli eventuali mesi successivi;
  • aumento dell’entità e della durata dell’indennità di disoccupazione con requisiti ridotti, dall’attuale 30% al 35% per i primi 120 giorni e al 40% per le successive giornate fino ad una durata massima di 180 giorni ;
  • copertura figurativa per l’intero periodo di godimento delle indennità
  • perequazione relativa ai tetti delle indennità dall’80% al 100% dell’inflazione.
  • graduale armonizzazione dei trattamenti di disoccupazione e creazione di un trattamento unico, senza distinzione di qualifica, settore, dimensione di impresa e tipologia di contratti di lavoro
  • previsione della copertura figurativa calcolata sulla base della retribuzione;
  • estensione ed armonizzazione della cassa integrazione ordinaria e straordinaria,
  • valorizzazione del ruolo degli enti bilaterali
  • coinvolgimento delle aziende nel processo di ricollocazione; connessione con politiche attive, favorendo stabilizzazione e occupazione dellefasce deboli e il potenziamento dei servizi per l’impiego.

Il Governo adotterà, entro 12 mesi, uno o più d.lgs. nel rispetto dei principi e criteri direttivi:

previsione di incentivi ad orari flessibili legati alle necessità della conciliazione nonchè a favorire l’aumento dell’occupazione femminile;

revisione della normativa in materia di congedi parentali, con particolare riferimento all ’estensione della durata e all ’incremento della relativa indennità;

rafforzamento dell’azione dei diversi livelli di governo con riferimento ai servizi per l’infanzia e agli anziani non autosufficienti ;

orientamento dell’intervento legato alla programmazione dei Fondi comunitari, in via prioritaria per l ’occupazione femminile;

rafforzamento delle garanzie per l’applicazione effettiva della parità di trattamento;

potenziamento delle azioni per lo sviluppo dell ’imprenditoria femminile ;

interventi che agevolino l’accesso e il rientro nel mercato del lavoro delle donne, anche attraverso formazione professionale mirata con certificazione;

– completamento armonizzazione delle aliquote contributive per le varie categorie di assicurati (aumento graduale dell’aliquota dei parasubordinati, finalizzato a scoraggiarne un utilizzo legato esclusivamente ai più bassi costi e a rafforzare la posizione pensionistica dei giovani parasubordinati).

– istituzione di un fondo credito per i parasubordinati al fine di erogare crediti fino a 600 euro mensili per 12 mesi, a copertura di eventuali periodi di inattività.

– istituzione di un fondo per il microcredito per promuovere e sviluppare attività innovative di giovani e donne, riprendendo l’esperienza dei prestiti d ’onore.

L’attuale normativa sulla decontribuzione dei premi di risultato viene sostituita con un sistema di sgravi finanziati con 650 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 -2010, cosi articolati:

  • Le imprese riceveranno uno sgravio contributivo del 25% dell’erogazione ammessa al beneficio
  • I lavoratori riceveranno uno sgravio contributivo pari ai contributi previdenziali a loro carico, calcolati sull’erogazione ammessa al beneficio,
  • Il tetto del premio individuato dalla contrattazione di II° livello, ammesso al beneficio sarà pari al 5% della retribuzione annua (a fronte del tetto dell’attuale regime di decontribuzione del 3 %).

Introduzione di misure di detassazione per le somme oggetto degli sgravi contributivi sulla retribuzione di secondo livello. La contribuzione aggiuntiva sugli straordinari è abolita.

 (3-fine)

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