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Qui di seguito la seconda puntata dello splendido servizio di Andrea Semplici (1), che racconta di 30 anni di gemellaggio tra gli ospedali La Mascota a Managua e il San Gerardo di Monza.

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Terapia in versi


Nel 2004, in Italia, Giuseppe Masera incontrò Ernesto Cardenal. Il monaco-poeta era candidato al premio Nobel per la letteratura. Giuseppe sapeva dei 
taller de poesía (laboratori di poesia ndr) che Ernesto, ministro della Cultura del suo Paese negli anni ’80, aveva organizzato tra contadini e carcerati, anziani e infermi. Gli propose, allora, di fare poesia assieme ai bambini de La Mascota. E questo nonno, all’epoca 80enne, accettò. Portò con sé una piccola pattuglia di poeti (Julio Valle-Castillo, William Agudelo, Daysi Zamora, Luz Marina Acosta). Leggeva Walt Whitman. Sapeva come cambiare le parole delle poesie, come farle capire, come condurre i bambini alla scrittura o all’ascolto. La sua poesia era semplice, essenziale. In fondo era stato lui, come ministro della Cultura, a pretendere che, in Nicaragua, il diritto alla poesia fosse inserito nell’elenco dei beni indispensabili. Così, a La Mascota «la poesia ha emozionato i bambini – ricorda Fulgencio –. Hanno ascoltato. Hanno scritto. I loro padri hanno scritto poesie. È stata un’allegria che prosegue ancor oggi con la lettura o i clown. Io non so darti certezze scientifiche, ma so che un bambino sereno reagisce con coraggio alla malattia. So che questa terapia funziona».

Oggi il 40 per cento dei bambini che entra a La Mascota con la leucemia ne esce guarito. «Siamo lontani dai risultati dell’Occidente, ma ci proviamo. Siamo altrettanto consapevoli che un terzo dei bambini abbandona la terapia, una volta tornato al suo paese. Dobbiamo lavorare ancora». Poesia e medicina non hanno finito il loro compito. «I medici hanno incrociato i poeti – dice Gianni Tognoni – e assieme, con un po’ di risorse economiche, hanno affrontato e trasformato una realtà come quella dei tumori».

Sto un po’ con Lenin. Provo a scattare una foto. Non mi riesce. Preferisco stare lì a guardarlo mentre va sull’altalena. In un patio un bambino senza una gamba non distoglie lo sguardo da una televisione. Altri bambini con le teste calve dondolano sulle sedie, incerti tra la malinconia e il sorriso. Nella sala dei giochi, un bimbo col cappello di lana gioca come potrebbe fare qualsiasi altro. È arrivato tardi a Managua. Il cancro gli ha fatto esplodere il femore. Non ci saranno gli anni della gioventù per lui.

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Apprendo di Tony Josè, 6 anni: viene da Rio Blanco, un paesino delle montagne. La sua poesia dice: «Avevo un tumore al petto… quando ho iniziato a stare male… mangiare non mi piaceva più… mia mamma Nubia ha visto che avevo il petto gonfio…». È passato un anno da quando ha cominciato i viaggi a La Mascota: «Il mio dottore dice che ormai sto bene».

Guardo i grandi disegni sulle pareti: ci sono un sacco di leoni. Strano che in Nicaragua ci siano molti animali magnifici, ma nessun leone. So che sta per arrivare un clown: è el doctor que-lo-cura. Straordinario gioco di parole: locura sta per pazzia in spagnolo. C’è attesa fremente di allegria tra i letti. Poeti, clown, musicisti, scrittori per un braccio di ferro con il tumore. Le parole e la malattia”.

Aggiungiamo un altro pezzo, tratto dal blog di Andrea Semplici (27 marzo 2016), estremamente significativo dell’approccio del giornalista a questa realtà, insieme dolorante ma anche piena di speranza.

“…A Managua, Nicaragua, ospedale della Mascota ho intravisto la forza delle parole.
Non ho scattato foto. Mi sentivo un intruso là dentro. Sono stato lì. Un po’. Solo un po’.
E mi è venuta una gran voglia di vivere”.

Eliècer, 6 anni, ha scritto: 


‘Quando li piantano, gli alberi
nascono.
Quando li annaffiano,
crescono.
Quando li innaffiano,
la terra si placa.
Quando arriva l’alba, escono fuori gli
 
uccelli.
Quando esce il sole a mezzogiorno fa
caldo.
Quando è tardi, ormai è notte.
Quanto andiamo a letto, ci
addormentiamo
E gli alberi sono cresciuti moltissimo,
verdi con le foglie verdi
e i rami e il tronco color caffè’”.

(1) Andrea Semplici, Poesia che cura, Messaggero di S.Antonio, 11 febbraio 2016.

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