Nel 2015 11 milioni di italiani hanno rinunciato alle cure.
Uil, sindacato dei cittadini: riprendiamo l’iniziativa!
Il Censis continua a documentare, in diverse occasioni e con ripetute indagini, il declino -.per usare un eufemismo- delle tutele fondamentali che lo Stato aveva garantito -fino a qualche anno fa- al cittadino: pensioni, ambiente, salute ecc.
A quest’ultimo proposito i dati sono sempre più pesanti ed è bene tenerli sempre presenti.
Sono 11 milioni gli italiani che hanno rinunciato, lo scorso anno, a prestazioni sanitarie per il loro peso sui bilanci famigliari. Le fasce più deboli sono rappresentate da pensionati e giovani senza un posto di lavoro, quindi con una vita precaria.
Cresce la spesa privata per la sanità: nel 2015 sono stati spesi 33 miliardi di euro (+ 1 md rispetto all’anno precedente), a fronte di una spesa pubblica intorno ai 110 miliardi, con tagli lineari –senza, cioè, alcuna selezione- pari a 2,35 md di euro.
Diminuisce, nel complesso, l’efficienza sanitaria pubblica e questo fenomeno alimenta il ricorso (costoso) alla sanità privata.
Qui vogliamo, però, anche ricordare l’importante funzione che stanno svolgendo i Fondi di assistenza sanitaria integrativa di origine contrattuale, di cui parleremo in maniera approfondita nell’ultimo articolo di questo speciale.
Le liste d’attesa nel pubblico diventano spesso un vero e proprio incubo, tanto che oggi candidamente il ministro della salute dichiara che “…non si possono fare le nozze con i fichi secchi”, dopo avere difeso tutti questi anni i continui tagli alla spesa sanitaria.
Se questi sono i dati, le organizzazioni sindacali confederali hanno il dovere morale di riprendere una iniziativa puntuale sul territorio e a livello nazionale,con proposte di modifiche e di risparmio non indiscriminate, ma precise e frutto di un attento lavoro di analisi e di proposte. Così del resto abbiamo agito, anche efficacemente in termini di mobilitazione, in certe situazioni, come ad esempio rispetto al drammatico inquinamento ambientale causato dall’amianto. E se è vero che il problema non è stato risolto, anche a causa della grande diffusione di questo materiale e della sua pervasività, almeno siamo stati in grado di svegliare da colpevoli impotenze le strutture sanitarie e gli organismi politici, cui spettava il compito di tutelare la salute dei cittadini.
Riprendere l’iniziativa è, quantomeno, un nostro obbligo morale, visto che sotto la nostra sigla Uil, spicca ancora, sulle nostre targhe, la dicitura “sindacato dei cittadini”, che significa attualizzare la tutela dei lavoratori rispetto ai problemi dell’oggi, dentro e fuori i luoghi di lavoro, coinvolgendo tutti i settori della vita produttiva e l’opinione pubblica.