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Donne senza paure di Dacia Maraini

Donne mie che siete pigre,
angosciate, impaurite,
sappiate che se volete diventare persone
e non oggetti, dovete fare subito una guerra
dolorosa e gioiosa, non contro gli uomini,
ma contro voi stesse che vi cavate gli occhi
con le dita per non vedere le ingiustizie che vi fanno.
Una guerra grandiosa contro chi
vi considera delle nemiche, delle rivali,
degli oggetti altrui; contro chi vi ingiuria
tutti i giorni senza neanche saperlo,
contro chi vi tradisce senza volerlo,
contro l’idolo donna che vi guarda seducente
da una cornice di rose sfatte ogni mattina
e vi fa mutilate e perse prima ancora di nascere,
scintillanti di collane, ma prive di braccia,scarpe rosse contro la violenza sulle donne davanti il centro di produzione Rai di Corso Sempione.
di gambe, di bocca, di cuore,
possedendo per bagaglio
solo un amore teso, lungo, abbacinato e doveroso
(il dovere di amare vi fa odiare l’amore, lo so)
un amore senza scelte, istintivo e brutale.
Da questo amore appiccicoso e celeste
dobbiamo uscire
donne mie,
stringendoci fra noi per solidarietà
di intenti, libere infine di essere noi
intere, forti, sicure, donne senza paure.

 

Il valore di una donna in molte regioni del mondo non è sufficiente ad assicurarle neppure una morte indolore, esse sono considerate esseri semplici, dotati di un’intelligenza limitata allo svolgimento dei compiti quotidiani e preposte unicamente alla procreazione. In questi paesi ci sono donne impavide che a rischio della loro stessa vita si battono per veder riconosciuti a tutte i diritti basilari al rispetto, alla libertà personale e all’istruzione. Dinnanzi a simili esempi, uno tra tutti la giovane pakistana Malala Yousafzai Nobel per la Pace a soli 17 anni nel 2014, come possiamo tirarci indietro dinnanzi alle sfide che la nostra società ci pone? Le sentinelle delle ineguaglianze, le menti propositive dobbiamo essere innanzitutto noi stesse. Non possiamo attendere che qualcun altro dia battaglia per noi, non possiamo aspettarci che la società cambi se noi per prime ci pieghiamo e sottomettiamo a delle consuetudini per pigrizia o per “quieto vivere”. Insegniamo ai nostri figli, ai nostri mariti, ai nostri fratelli e amici a rispettare le donne e a non rinchiuderle in vecchi cliché di genere. Sosteniamoci tra noi contro le violenze, gli abusi, le prevaricazioni. Pretendiamo rispetto per le nostre competenze ed attitudini e battiamoci per venir riconosciute per quello che siamo: talentuose, carismatiche, energiche, semplicemente uniche.

 

Ivana Veronese

Responsabile politiche di genere Uiltucs Nazionale

 

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